Distanti anni luce, eppure così vicini. Uno è il tecnico più anziano della serie A, l'altro il secondo più giovane (dopo Montella) e nel quarto di secolo che li divide c'è tutta la differenza di interpretazione di questo sport che continua a cambiare nel corso degli anni: Reja è l'esperienza: difensivista e moderato. Luis Enrique è la novità: offensivo e senza compromessi... un talebano. Ma entrambi, nonostante le generazioni che li dividono e i progetti di Lazio e Roma che vanno chiaramente in due direzioni opposte, si ritrovano a ridosso della prima uscita in campionato con la stessa pressione addosso e già sotto esame. Reminiscenze di due avvii di stagione, anche questi lontanissimi tra loro (Lazio avanti in Europa League Roma eliminata), che hanno visto però il calcio giocato passare in secondo piano rispetto alle 'grane' autoprodotte dalla piazza capitolina.
Da una parte Zarate che i tifosi avrebbero voluto vedere ancora in maglia biancoceleste e che invece ha traslocato a Milano proprio a causa dei rapporti, mai sereni, con Reja. 'Uno o l'altro' era la sintesi dello scontro maturato dall'anno precedente e la società non ha avuto dubbi tenendo il tecnico e cedendo il giovane talento argentino. Dall'altra Totti, tirato dentro il tritacarne per un caso montato molto più del necessario, ha smosso mari e monti, rianimato 'vedove' e messo sulla graticola il nuovo entourage al pronti via. Oltre ad aver spostato il fulcro dell'attenzione più sui rapporti personali, incomprensioni e strani giochi, che non sulle capacità e la condizione di un giocatore che dopo aver scritto pagine intere della storia giallorossa, si promette di continuare a segnare con questa maglia.
Alla fine si tratta di uomini che lavorano e i segnali di disgelo arrivati dal tecnico fanno ben sperare per il futuro. Il nuovo progetto romanista è appena partito, c'è tantissimo da lavorare su tutti i fronti e avere una 'grana-Totti' non serve a nessuno: così come sulla sponda biancoceleste continuare a ravanare su Zarate. E qui le strade dei due condottieri di Lazio e Roma tornano ad affiancarsi: mentre a Formello e Trigoria si lavora a testa bassa per trovare una quadra che potrebbe riportare la Capitale nell'Europa che conta, i due si uniscono in un grido liberatorio: finalmente si gioca!
(Il Tempo)