Allora, signor Zeman, questa settimana vorremmo parlarle del panettone. È quel dolce tipico che va sulle tavole degli italiani durante le feste di Natale. Mi chiedo: lei lo mangerà sulla panchina della Roma? Oppure fra le quattro mura domestiche? Fuor di metafora: a quel tempo sarà ancora allenatore a Trigoria, oppure la crisi, già esplosa, diventerà determinante per un suo licenziamento? È triste commentare così le prime sei giornate, ma, mi creda, il tifoso è stanco. Perché, comunque vada la campagna acquisti, la Roma naviga in mezzo al guado, mai da protagonista. Dove sono finite le promesse dell'estate? E dove il 'suo' modello Foggia o Pescara? Dove il divertimento, lo spettacolo, la manovra arrembante che caratterizzava il gioco zemaniano? Finora non si è visto. Eppure la società è venuta incontro ai suoi desideri: le ha comprato Destro, Tachtsidis, Balzaretti, Florenzi; ha venduto i giocatori che lei riteneva superflui. Per quale risultato? Incassare 11 gol, perdere dopo essere stati in vantaggio 2-0, farsi umiliare dagli antichi 'nemici juventini'? No, mister. Non è questo quel che si aspettava il tifoso romanista.

Al contrario di Zeman, Petkovic ha imparato le lezioni impartitegli da Genoa e Napoli e ha presentato contro il Siena una squadra caparbia. Il risultato non dice tutta la verità, perché la partita non è mai stata in bilico. È passata la leggera crisi che aveva attanagliato la Lazio? È troppo presto per dirlo. Sta di fatto che i giovanotti di Formello sono terzi, a ridosso delle due prime della classe. L'obiettivo è sempre l'ingresso in Champions, senza contare che il campionato è lungo e le sorprese non mancano. Incrociando le dita, i tifosi laziali non aggiungono altro.

Bruno Tucci

(Corriere della Sera - Edizione Roma)