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Lazio, Dias: 'Mi sento bene, adoro Reja e voglio rinnovare'
Dias ripensa ancora al gennaio del 2010 e al suo approdo in Italia: 'Tare mi seguiva già da due anni, non era la prima volta che la Lazio veniva a San Paolo per chiedere informazioni su di me. Ma il presidente non voleva lasciarmi andare, anche perché ero il capitano. Tare fu molto sincero con me, mi disse: Sono venuto qui per prendere Rever, è la mia prima opzione. Però se non riusciamo ad acquistare lui, tu sei la seconda opzione. Gli dissi che per me non c'erano assolutamente problemi. Rever è un grandissimo difensore, potrebbe giocare in qualsiasi squadra di livello in Italia. Così sono rimasto in attesa, il destino mi ha portato a Roma. All'inizio penso che ambientarsi sia complicato per tutti gli stranieri, con lingua e cultura diverse; quando sono arrivato qui peraltro mia moglie era incinta di quattro mesi, era un momento delicato. Poi la situazione alla Lazio, a livello di classifica, non era confortevole. Ero consapevole di tutto questo, ma ho accettato perché giocare in una squadra europea è sempre stato il mio sogno. Dopodiché sono nati i miei figli, io ho iniziato a imparare l'italiano. E poi Roma è molto simile a una città come Brasilia. La vittoria più bella con la maglia della Lazio? Il derby deciso da Klose all'ultimo minuto. Quando ho visto i nostri tifosi esultare, i giocatori in panchina che correvano ad abbracciare Miro... non ho mai visto una cosa del genere in 15 anni di carriera! La partita che ricordo con meno piacere invece è quella in casa del Borussia, in cui ho causato due rigori e sono stato espulso. E' stata la partita più brutta della mia carriera. Quando abbiamo vinto la Coppa Italia forse ci siamo sentiti un po' appagati. Vedevamo i tifosi festeggiare, noi giocatori anche inconsciamente ci siamo montati un po' la testa e abbiamo cominciato male. Il 50-60% della squadra non aveva un rapporto così buono con lo staff tecnico in generale. Il finale di campionato? Non sarà facile, ma finché avremo la possibilità di raggiungere l'Europa cercheremo di ottenere i punti necessari'.
'Biava? Giocare con Beppe è molto facile, è un giocatore molto intelligente - conclude Dias -. Dall'inizio ho capito subito come giocava, è uno che va sempre in anticipo. L'esperienza fa la differenza. Io lo conosco e lui mi conosce perfettamente: quando lui va in anticipo, io già so che devo andarlo a coprire e viceversa. Se avete notato, io e lui neanche parliamo in campo, basta guardarci. Felipe Anderson? E' all'inizio, secondo me è più facile per un difensore adattarsi in Italia che per un giocatore offensivo. Per questo credo che abbia un po' più di difficoltà, gli spazi sono pochi. Potrà crescere ancora molto, il prossimo anno sono sicuro che farà meglio. Con me Reja ha avuto fiducia e sono cambiato, e la stessa cosa vale per Felipe: il mister l'ha impiegato nell'ultima partita, piano piano anche lui troverà la sua strada'.