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    Lazio, Dias: 'Mi sento bene, adoro Reja e voglio rinnovare'

    Lazio, Dias: 'Mi sento bene, adoro Reja e voglio rinnovare'

    Il difensore della Lazio Andrè Dias sembra aver superato i momenti più difficili, quelli in cui circolavano con insistenza le voci di un suo probabile ritorno in Brasile. 'Non è vero che voglio tornare in patria: è chiaro che devo valutare anche le proposte che mi arrivano dai club del mio Paese, ma il mio desiderio è di rimanere qua, di finire la carriera alla Lazio - afferma il giocatore al sito Lalaziosiamonoi.it -. Questo è il pensiero mio, di mia moglie e dei mie figli che frequentano la scuola qui. Spero di rinnovare ancora per un altro anno. In queste partite che rimangono, spero di giocare bene. Lo ribadisco, non ho mai dichiarato di voler tornare in Brasile. I miei figli parlano meglio in italiano che in portoghese, anche mia moglie si trova benissimo. Non mi ci vedo in Brasile, cercherò di fare di tutto per finire la mia carriera alla Lazio. Aspetto con ansia una chiamata da parte del presidente. Lotito mi ha fatto una battuta sul contratto dopo Genova. Spero che ci sia la possibilità di rinnovare, resto a disposizione. Sia con Lotito che con Tare non ho mai avuto problemi. Coltivano forse questa idea di aspettare, per vedere anche come finisce il campionato. Io sono d'accordo sul fatto che devono arrivare giocatori più giovani, però penso anche che l'esperienza di giocatori come me o come Biava sia un punto di forza per questa squadra. Con Reja ho un bellissimo rapporto. Mi conosce, sa quando sto bene o quando sto male. Lavorare con un allenatore così ti facilita la vita. Questo per me ha fatto la differenza: avere un allenatore che abbia fiducia in me e nel mio lavoro. E prima non era così... Con Petkovic non ho mai avuto un rapporto. Non perché non volessi io e neanche per una sua particolare responsabilità. Magari era per il suo modo di pensare, puntava più sui giovani che sui giocatori più esperti. Una scelta legittima, per carità. Ma la cosa che mi dispiace di più è come mi ha trattato. Dopo tutti gli anni trascorsi qui, un po' più di rispetto sarebbe stato giusto. Io sono uno che se non gioca sta male. Anche Reja lo sa: quando mi capitava di avvertire un fastidio incredibile, prendevo dei farmaci solo per poter giocare. Sbaglio magari a fare questo, perché non bisogna fare sforzi quando devi guarire da lesioni. Io ora mi sento molto bene fisicamente. Se dicessi che non noto la differenza rispetto a dieci anni fa, direi una bugia, ma quando gioco non vedo molta differenza rispetto a un giovane. Quello che non capivo è perché non venissi impiegato solo perché ero più anziano'.

    Dias ripensa ancora al gennaio del 2010 e al suo approdo in Italia: 'Tare mi seguiva già da due anni, non era la prima volta che la Lazio veniva a San Paolo per chiedere informazioni su di me. Ma il presidente non voleva lasciarmi andare, anche perché ero il capitano. Tare fu molto sincero con me, mi disse: Sono venuto qui per prendere Rever, è la mia prima opzione. Però se non riusciamo ad acquistare lui, tu sei la seconda opzione. Gli dissi che per me non c'erano assolutamente problemi. Rever è un grandissimo difensore, potrebbe giocare in qualsiasi squadra di livello in Italia. Così sono rimasto in attesa, il destino mi ha portato a Roma. All'inizio penso che ambientarsi sia complicato per tutti gli stranieri, con lingua e cultura diverse; quando sono arrivato qui peraltro mia moglie era incinta di quattro mesi, era un momento delicato. Poi la situazione alla Lazio, a livello di classifica, non era confortevole. Ero consapevole di tutto questo, ma ho accettato perché giocare in una squadra europea è sempre stato il mio sogno. Dopodiché sono nati i miei figli, io ho iniziato a imparare l'italiano. E poi Roma è molto simile a una città come Brasilia. La vittoria più bella con la maglia della Lazio? Il derby deciso da Klose all'ultimo minuto. Quando ho visto i nostri tifosi esultare, i giocatori in panchina che correvano ad abbracciare Miro... non ho mai visto una cosa del genere in 15 anni di carriera! La partita che ricordo con meno piacere invece è quella in casa del Borussia, in cui ho causato due rigori e sono stato espulso. E' stata la partita più brutta della mia carriera. Quando abbiamo vinto la Coppa Italia forse ci siamo sentiti un po' appagati. Vedevamo i tifosi festeggiare, noi giocatori anche inconsciamente ci siamo montati un po' la testa e abbiamo cominciato male. Il 50-60% della squadra non aveva un rapporto così buono con lo staff tecnico in generale. Il finale di campionato? Non sarà facile, ma finché avremo la possibilità di raggiungere l'Europa cercheremo di ottenere i punti necessari'.

    'Biava? Giocare con Beppe è molto facile, è un giocatore molto intelligente - conclude Dias -. Dall'inizio ho capito subito come giocava, è uno che va sempre in anticipo. L'esperienza fa la differenza. Io lo conosco e lui mi conosce perfettamente: quando lui va in anticipo, io già so che devo andarlo a coprire e viceversa. Se avete notato, io e lui neanche parliamo in campo, basta guardarci. Felipe Anderson? E' all'inizio, secondo me è più facile per un difensore adattarsi in Italia che per un giocatore offensivo. Per questo credo che abbia un po' più di difficoltà, gli spazi sono pochi. Potrà crescere ancora molto, il prossimo anno sono sicuro che farà meglio. Con me Reja ha avuto fiducia e sono cambiato, e la stessa cosa vale per Felipe: il mister l'ha impiegato nell'ultima partita, piano piano anche lui troverà la sua strada'.

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