Lazio, Di Vaio: 'Rischiai di tornare. Il 26 maggio con Nesta...'
Alla parola Lazio cosa le viene in mente?
«Casa mia, l’ho sempre detto. È stato il periodo più bello: il calcio, il divertimento puro, gli allenamenti, gli amici, i sogni, tutti aspetti indimenticabili. Aspettavo con ansia l’esordio all’Olimpico, ma intanto andavo in Tevere con mio padre a tifare per i colori del cielo. Il mio idolo da ragazzo? Bruno Giordano, un vero punto di riferimento».
Lei girava l’Italia e intanto la Lazio iniziava a vincere. Ha rimpianti?
«Nemmeno uno. In quella squadra non c’era spazio per i giovani. Durante la mia carriera non ho mai avuto pazienza: quando capivo di non giocare, preferivo andare via, è accaduto anche in altri club. È chiaro che mi sarebbe piaciuto vincere e rimanere di più a Roma, ma non è stato semplice».
C’è stata la possibilità di tornare?
«Assolutamente si, è capitato sotto la gestione Lotito. Purtroppo non ci siamo trovati dal punto di vista economico, il sacrificio che mi chiedeva il presidente era troppo grande per un ragazzo di 28-29 anni, bisogna anche dire che il tetto ingaggi della Lazio non era quello di adesso. Siamo capitati in due momenti diversi, io sarei tornato volentieri e lui mi avrebbe riportato a Roma senza problemi».
Che personaggio è Lotito?
«Caparbio e intelligente. Non è simpatico ai tifosi per una serie di motivazioni, ma il lavoro per il club è stato importante».
Alla ripresa del campionato si giocherà Lazio-Juventus, che partita si aspetta?
«Aperta, sicuramente. La Lazio in casa sta facendo molto bene e resta in corsa per il terzo posto. Dall’altra parte la Juve è sempre la Juve».
Che ricordo ha di Pioli?
«Ottima persona e professionista esemplare. E’ un tecnico preparato, può fare veramente bene. Ci siamo mandati dei messaggi ultimamente, gli ho promesso che andrò a trovarlo a Formello al più presto».
A proposito, il miglior allenatore della sua carriera?
«Difficile dirlo, ricordo con piacere Caso e Zeman, due persone che mi hanno insegnato tutto. Senza dimenticare Lippi, signore vero e manager straordinario».
E il compagno di squadra più forte?
«Nedved, mi impressionava sempre. La cultura del lavoro sul campo l’ho imparata da lui».
Passiamo a Nesta...
«Un fratello, siamo partiti insieme nella Lazio e abbiamo chiuso insieme al Montreal. Lui si è tolto tante soddisfazioni, parliamo di un campione vero. Spesso in Canada seguivamo le partite della Lazio, il 26 maggio abbiamo festeggiato come pazzi».
E ora quale sarà il futuro di Marco Di Vaio?
«Vediamo, vivo a Bologna e mi trovo benissimo. Ho parlato con Tacopina e stiamo valutando un po’ di situazioni a livello dirigenziale».