Lazio danneggiata: questo non è più calcio
Ora sarà facile inveire all’indirizzo di Edy Reja per le discutibili scelte tecniche sulla formazione e sui cambi. O contestare Biava per il rigore che ha dato il là alla rimonta biancoceleste. O ancora l’assenza di carattere messa in mostra dai giocatori della Lazio, ad eccezione del furioso Sculli. Nulla di tutto questo. Un’ottima Lazio, sospinta dalla fantasia di Mauri e Zarate ed irrobustita nel settore nevralgico del campo dalla Banda Bassotti composta da Brocchi e Bresciano ha ceduto al Napoli dello scatenato Cavani dopo averlo irretito per un’ora abbondante, nonostante le defezioni accusate.
Fluida e convincente la manovra della squadra messa in campo sapientemente da Reja, autrice di una fitta ragnatela di passaggi che ha mandato fuori giri la manovra avvolgente del Napoli. La squadra biancoceleste si è portata sul doppio vantaggio, sprecando anche qualcosa con i pregevoli inserimenti di Stefano Mauri, capitano di giornata. Poi il Napoli ha pareggiato grazie a due disattenzioni difensive dei laziali in verde ma la squadra di Reja ha trovato ancora la forza di issarsi in vantaggio, grazie ad una percussione di Mauro Zarate, dopo un clamoroso gol di Christian Brocchi che tutto lo stadio ha visto ad esclusione della quaterna arbitrale. Siamo nel 2011 ed ancora non si riesce a distinguere se un pallone ha superato la linea di porta. Incredibile.
Ma il meglio doveva ancora venire. Ad una decina di minuti dalla fine l’arbitro ha dapprima accordato al Napoli un rigore alquanto “generoso”, che Cavani ha realizzato spiazzando Muslera, e poi escluso dalla contesa Biava per ragioni di difficile comprensione. La Lazio ha accusato un comprensibile sbandamento ed il Napoli ne ha approfittato segnando il quarto gol al termine di una ripartenza originata da una punizione battuta da Garrido con la barriera partenopea a due passi. A quel punto l’arbitro ha assestato il colpo di grazia espellendo un Reja furioso, ennesima espulsione di stagione in corso per un allenatore normalmente calmo, in confronto al quale oggi Walter Mazzari sembrava tarantolato.
A bocce ferme, allargando la prospettiva, si riescono a percepire i motivi alla base dell’”amichevole” scazzottata tra Lotito e De Laurentiis svoltasi in settimana. La torta è grande ed i suoi ingredienti sono i diritti televisivi, lo sfruttamento del marchio, i ricavi del botteghino ed il volume d’affari maggiorato, che consente trasferimenti finanziari di enorme spessore. “Casualmente”, sono venuti alle mani proprio i rappresentanti dei club che ambiscono alla quinta piazza del panorama nazionale, nel quale le prime quattro rispondono ai nomi di Milan, Inter, Juventus e Roma. Il sospetto che la classifica sia scritta a tavolino è una sensazione reale che procura un forte senso di nausea.
Doveva andare così. La sensazione che ha animato le paure ataviche di ogni tifoso laziale durante gli ultimi dieci minuti del launch-match aveva il sapore di un sinistro deja vu. Siamo certi che stasera tutte le trasmissioni sportive si affanneranno a ratificare le decisioni arbitrali che hanno orientato Napoli-Lazio. Illustri ospiti sosterranno che la vittoria dei partenopei era nei voleri divini nei quali la Lazio recitava un ruolo di vittima sacrificale. E sarebbe interessante conoscere l’opinione di quel Paolo Di Canio, che nelle sue apparizioni mediatiche si è spesso scagliato contro Lotito, Reja e la stessa Lazio.
Inutili e tardive le proteste di un Lotito che si dichiara orgoglioso della squadra: “Noi i risultati li facciamo sul campo – ha dichiarato il presidente - la lealtà sportiva oggi è stata gravemente messa da parte e condiziona pesantemente la classifica”. A parere di chi scrive, i buoi sono già scappati dalla stalla e, se quanto accaduto oggi, con particolare riferimento al rigore che ha rimesso il Napoli in carreggiata, fosse stato valutato in senso opposto, si sarebbe assistito ad una crociata in difesa dei diritti del Napoli, alla stregua di quanto accaduto dopo la partita con il Milan.
Il presidente Lotito deve capire che in questo momento si gettano le basi del calcio che verrà e si decide il suo ruolo: o prende una posizione netta e decisa a tutela dei tifosi della Lazio, veri danneggiati dall’andazzo imperante, o darà la sensazione di un attore che ha accettato lo spartito concessogli da registi che lo hanno già relegato tra le controfigure. Ma purtroppo, probabilmente non vedremo nulla. L’ennesima gara “pilotata” passerà in archivio ed i tifosi della Lazio ingoieranno l’ennesimo rospo servitogli dall’unico vero padrone del calcio italiano: il telecomando.
Questo non è più calcio