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    Lazio, dalla zona Caicedo all'incubo recuperi: ma non è solo sfortuna...

    Lazio, dalla zona Caicedo all'incubo recuperi: ma non è solo sfortuna...

    • Tommaso Fefè
    C'era una volta la zona Caicedo. Quest'anno invece, oltre a non esserci più il panterone che ribaltava i risultati all'ultimo respiro, anche la dea bendata sembra aver voltato le spalle alla Lazio. Il che potrebbe anche starci, in una sorta di bilanciamento fatalista dei destini sportivi, se la fortuna fosse l'unico fattore determinante negli ultimi minuti delle partite. Ma non è così. E se i punti persi dai biancocelesti in Serie A dall'inizio del campionato a oggi sono ben 5 - che avrebbero significato ora essere a -2 dal 4° posto - il problema non può essere derubricato a semplice malasorte.

    I TRE EPISODI A fine ottobre a Bergamo le aquile contro l'Atalanta cercavano continuità di prestazione e di rendimento. Dopo la vittoria di carattere contro la Fiorentina, al Gewiss Stadium gli uomini di Sarri confermano i primi progressi nel gioco e schiacciano la Dea per tutto il match. Il 2-1 sembrava cosa fatta, ma al 94' lo stinco di de Roon gira in rete il cross di Malinovski. Poco più di un mese dopo contro l'Udinese all'Olimpico, si addormentano tutti sul calcio di punizione al 99' di Forestieri che serve Arslan. La sua botta dal limite sotto l'incrocio vanifica la rimonta. E poi c'è Fabian Ruiz, chirurgico meno di 24 ore fa nel trovare un angolo quasi impossibile a tempo scaduto.

    TIBIE, DORMITE E RILANCI Se colpire goffamente con la tibia può essere considerata una carambola fortuita, lasciare spazio per il cross e perdere l'uomo - comunque libero di coordinarsi e colpire al volo - al limite dell'area piccola è una grave disattenzione. Così come è facile immaginare che un destro che batte un calcio da fermo da destra, sul lato corto dell'area, difficilmente tira in porta. A prescindere dal fischio generoso dell'arbitro per segnalare il fallo, il passaggio era leggibile in anticipo. Se la difesa rimane invece ferma in linea a guardare il pallone, la sfortuna c'entra poco. Per non parlare poi del rinvio alla cieca verso il centro del campo. Se il gioco di Sarri prevede l'uscita palla al piede dalle retrovie, un motivo c'è. Invece ieri la Lazio ha regalato l'ultimo pallone al Napoli. Tre situazioni diverse accomunate da un fattore: la carenza di lucidità. È pur vero che contro Torino ed Empoli il pari è stato riacciuffato da Immobile e compagni nelle battute finali dei match. Ma il problema va oltre i singoli punteggi. Perché svarioni difensivi e ingenuità individuali si sono ripetuti più volte, in tante partite e non solo alla fine. L'episodio capita. Il venir meno della concentrazione nei momenti decisivi invece è una colpa. La più grave, probabilmente, che hanno avuto le aquile in questo primo anno post Inzaghi. O meglio, post Caicedo.

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