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Addio Vincenzino: con D'Amico se ne va un'altra bandiera di un'epoca romantica e maledetta per la Lazio
DALLA GLORIA AL BARATRO - Vincenzo raggiunge quindi gli altri ex compagni campioni d'Italia nel '73/'74, Pulici, Wilson, Re Cecconi, Frustaluppi e Chinaglia. Quell'anno fu nominato anche miglior giovane della stagione. In carriera ha seguito le orme di quella banda di matti che era il gruppo di Maestrelli. Due infortuni ne condizionano il rendimento. Poi diventa capitano nel '79/'80, trascinando la squadra alla salvezza sul campo. Lo scandalo calcioscommesse renderà tutto vano. Lui però non vuole andare via e infatti dopo un solo anno al Torino, nella stagione '81/'82 torna e aiuta la squadra a salvarsi dalla Serie C. Leggendaria la sua tripletta contro il Varese, in un Olimpico ormai rassegnato al baratro. Lui cambiò la storia e l'anno dopo portò la Lazio di nuovo in A. Il 26 febbraio segnò anche una doppietta alla Roma in un derby finito 2-2. I tabellini in realtà dicono che una delle due reti fu autogol di Di Bartolomei. Ma chi potrebbe mai dar credito a un freddo referto ufficiale, difronte ai racconti di chi le stracittadine le ha vissute in campo e sugli spalti?
SOLO PER PASSIONE - Vincenzino, come lo chiamavano tutti a Roma, per la Lazio ha letteralmente bruciato la sua carriera. Chiunque lo conoscesse è testimone di come il suo talento immenso abbia preferito gettarlo tra le fiamme della passione e dell'amore per i colori della sua squadra del cuore.Si è messo al servizio di una causa persa come quella biancoceleste di quegli anni. Ha avuto il coraggio (o l'incoscienza) di legarsi a un club sgangherato, che faceva l'ascensore tra A e B, invece che cercare fortuna ad alti livelli. Lo ha fatto perché lui era un laziale, vero. E di questo i tifosi oggi parlano per conservarne il ricordo nel cuore. Gli acciacchi fisici alla fine della stagione '85/'86 lo costrinsero ad alzare bandiera bianca. Giocherà altri due anni in C2, alla Ternana, dove i tifosi - almeno così ha raccontato lui in tempi più recenti - gli cantavano: "D'Amico, D'Amico, sei tu il nostro Zico!". A testimonianza del fatto che, al di là dei colori, passione, impegno, dedizione alla causa, sono i valori che ne hanno segnato ogni momento della sua vita.