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Lazio, chiuso il caso Zarate: la Cassazione condanna la società a pagare gli agenti
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Arrivato in biancoceleste nel 2008, l'attaccante argentino venne riscattato dal club capitolino un anno dopo, con un contratto quinquennale da 1,5 milioni di euro a stagione. Nel 2011 però il giocatore passò in prestito all'Inter, rientrando alla base la stagione successiva e finendo fuori rosa nel dicembre 2012. Zarate a quel punto fece causa alla società per mobbing, che risposte a sua volta con una causa contro il calciatore reo, secondo il club biancoceleste, di trascorrere indebitamente delle vacanze alle Maldive mentre risultava invece indisponibile per malattia. Nel 2013 poi Zarate firmò per gli argentini del Velez e considerò nullo il contratto con la Lazio, nonostante la pronuncia del Collegio Arbitraler che escluse la sostenibilità dell'accusa di mobbing. Tra ricorsi e carte bollate, la questione è andata avanti fino a oggi, con pronunce opposte dei diversi organi giudicanti. Ora la Cassazione ha messo la parola fine, respingendo l'ultima istanza di ricorso della Lazio. La società di Lotito sosteneva che della richiesta di risarcimento da 1,6 milioni dovesse occuparsi l'organismo arbitrale che regola i rapporti tra affiliati e federazioni sportive e che il contratto di mandato della società londinese violasse in realtà le disposizioni dell'ordinamento sportivo che regolamentano l'azione degli agenti. Questa tesi non ha convinto i giudici, che hanno confermato la condanna al pagamento aggiungendo anche 10mila euro di spese processuali.