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    Lautaro: 'Maturato grazie a mia figlia. Che consigli da Milito. Con l'Argentina pochi hanno vinto un titolo, io...'

    Lautaro: 'Maturato grazie a mia figlia. Che consigli da Milito. Con l'Argentina pochi hanno vinto un titolo, io...'

    L'attaccante argentino dell'Inter, Lautaro Martinez si è raccontato a Inter Tv , ripercorrendo la sua carriera e la sua vita fino al presente nerazzurro.

    DA PICCOLO AL LINIERS - "Questa foto è di quando ho cominciato, accompagnato da mio padre che ha giocato lì. Ho tanti ricordi belli, l'emozione di un bambino che voleva imparare tanto e diventare un professionista. Avevo i capelli più lunghi, poi ho dovuto tagliarli per andare in piscina, ma mi piacevano. Ero già un attaccante, prima avevo fatto il difensore come mio padre. Dopo ho fatto l'attaccante esterno perché ero più veloce di oggi e mi piaceva fare gol. Mio padre mi voleva attaccante".

    IL FRATELLO - "Mio fratello più piccolo ha anche lui la passione per lo sport da sempre. Lui ha poi voluto il basket, siamo andati in una casa dove avevamo a fianco il campo. Ha iniziato a calcio, ma volevano mandarlo in porta. Era più piccolo degli altri, ha cominciato a piangere. Poi una volta gli è piaciuto il basket e ora è professionista, ha firmato da poco. Sono molto orgoglioso di lui, lavora tanto per essere chi è ora. Io ho cominciato a fare basket quando facevo anche calcio, ho dovuto scegliere. Il calcio per me è la vita. Sono nato nello spogliatoio con mio padre, era semplice scegliere. Però il basket mi piaceva perché ci giocava mio fratello e avevamo il campo lì vicino. Sono un po' come Campazzo, come mio fratello a cui piace molto. Gioca nello stesso ruolo".

    RACING E MILITO - "Questo è un momento unico nella vita di un calciatore. Volevo fare il professionista e in questa foto si vede il mio esordio, con un calciatore che ha fatto la storia del calcio e posso dire è un mio amico. Ci sentiamo sempre e mi ha dato una mano quando avevo bisogno. Ho imparato tanto da lui e questo è un momento che porto sempre con me. Vuol dire tanto entrare al suo posto, sapevo cosa significava lui per il calcio e il Racing. E' uscito dal campo tra gli applausi e sognavo di uscire anch'io così. Ho lavorato tanto e sono contento per quello".

    IL TORO -  "L'esultanza del Toro nasce con un compagno di squadra, poi è rimasto e ho continuato a farlo. Mi piace il soprannome 'Toro', me lo ha messo un compagno da piccolo, da 15 anni è così. Adesso esulto anche con il gesto del mate perché l'ho fatto con il Tucu l'ultima volta".

    COPPA AMERICA - "Emozioni uniche, la nazionale argentina non alzava una coppa da 28 anni. Era il sogno anche di Leo Messi che stava con la nazionale da tanto, nonché il nostro perché era un periodo difficile per tutti e volevamo dare gioia alla gente argentina per passare un po' il momento brutto dovuto alla pandemia. Dopo tanti anni alzare la coppa al Maracanà, in Brasile, in una competizione che si doveva giocare in Argentina. Sembrava scritto. Un bel ricordo. Ci sono tanti attaccanti della Nazionale che sono passati e non sono riusciti a vincere. Sono molto contento di aver contribuito, per tutti noi e gli argentini. Era importante e lo abbiamo fatto con un grande calcio, con spirito di squadra e con Messi che è la nostra bandiera. Lui è il migliore al mondo, ha vinto sette Palloni d'Oro. Dice tutto. Credo che la Coppa America sia stata molto importante per vincere il premio. Gli faccio i complimenti, sette sono tanti".

    LA FIGLIA -  "Con questa mi viene da piangere. E' stato un anno difficile ma la famiglia è quella che sempre sta dietro di noi. Loro sono la mia vita adesso, ogni giorno che arrivo a casa ci sono sempre. Da quando è arrivata la bambina mi ha cambiato la vita. Sono maturato molto fuori e dentro il campo. Per un calciatore la famiglia è importante".

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