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    Last Banner, parla Mocciola (capo Drughi): 'Per la Juve gli ultras sono un fastidio. Ore a farsi il c... e nemmeno un grazie'

    Last Banner, parla Mocciola (capo Drughi): 'Per la Juve gli ultras sono un fastidio. Ore a farsi il c... e nemmeno un grazie'

    La versione di Geraldo Mocciola. Il capo dei Drughi, gruppo ultras della Juve, parla per la prima volta al processo Last Banner. "Qui non ci sono generali, colonnelli o attendenti" è la premessa con cui esordisce, come riporta il Corriere di Torino. Accusato di violenza privata contro altri tifosi, tentata estorsione al club e associazione a delinquere, Mocciola ha spiegato: "Ero il punto di riferimento, ma tra di noi c’è sempre stata condivisione. Un capo assoluto non c’è". 

    Successivamente, Mocciola ripercorre la sua vita da ultrà: "Vado allo stadio da quando ho 14 anni, inizio a frequentare la curva, diventandone responsabile. Il gruppo Fighters poi, in accordo con Gioventù bianconera e Indians, fondiamo i Drughi, nel 1988. Ho avuto un lungo periodo di detenzione: ergastolo in primo grado, che diventano 30 anni con la riforma dell’abbreviato, 20 in appello, due di sconto con l’indulto, un anno di liberazione anticipata, uno in affidamento". L'accusa è concordo nell'omicidio di un carabiniere, ma Mocciola precisa: "Non sparai io. Poi tornai alla stadio nel gennaio-febbraio 2006, ma non ci entro più dal 2014, per via dell’ultimo daspo".

    Sui compagni di tifo, invece, Mocciola spiega: "Non sono pregiudicati, è tutta gente che al mattino si alza e va a lavorare". E sulle pressioni a Pairetto, il dirigente bianconero addetto ai tifosi, rivela: "Noi l’avevamo presa come una mancanza di rispetto: gente a farsi il culo per la Juve ore e ore e non dicono neanche grazie. Ho sempre scontato tutto, e dagli episodi sono stato assolto. Per molte società i tifosi sono un patrimonio, per la Juve quasi un fastidio".

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