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    Nessun biscotto, la vendetta di Juric riesce a metà: Audero salva la Samp

    Nessun biscotto, la vendetta di Juric riesce a metà: Audero salva la Samp

    • Renzo Parodi
    Non fatevi idee sbagliate, questo pareggio per 1-1 nel derby numero 117 della storia del calcio genovese non è il risultato di una "torta" o se preferite di un "biscotto", insomma non è stato il lascito di un tacito accordo per non farsi male da parte di due moribondi. E' viceversa figlio di una partita più che vera, che le due squadre (più il Genoa della Sampdoria, in verità) hanno provato a vincere fino all'ultimo. Alla faccia della classifica, mediocre e comunque più che mai liquida in coda, alla luce degli exploit di Empoli e Chievo, nonché di un recente passato (tre sconfitte a testa nelle ultime tre partite) che avrebbe consigliato prudenza. Macché. Genoa e Sampdoria sono andate spavaldamente alla guerra e alla fine è il Vecchio Grifone a poter coltivare i rimpianti più grossi. Ha trovato sulla sua strada un Audero portentoso, che ha strozzato in gola il grido del gol a Romulo, Piatek e Kouamè. Il portiere, è vero, è lì apposta per parare ma insomma senza le sue prodezze la Sampdoria sarebbe uscita con le ossa rotte. La squadra di Giampaolo non è affatto uscita dal tunnel, ossia dalla crisi di gioco e dunque di risultati che l'ha inopinatamente colta sul più bello, quando era quinta in classifica. Troppi dei suoi hanno le gambe molli e le idee confuse, la squadra razzente e spavalda della prima frazione del campionato non c'è più. Urge il recupero di Barreto, indispensabile condimento degli estatici palleggiatori di centrocampo (Praet, Jankto, Ekdal) che stanno nel cuore del tetragono Giampaolo. Il quale rivendica le proprie inossidabili convinzioni tattiche, a dispetto del fatto, evidente, che Juric nella circostanza lo ha messo nel sacco. Imponendogli il canovaccio tattico più congeniale al Genoa e maggiormente indigesto alla Sampdoria. E l'ha mantenuto per tre quarti del match, riuscendo spesso ad impedire all'avversario di mettere il naso dalle parti del disoccupato Radu. E adesso voglio proprio vedere se Preziosi avrà il coraggio di silurare il tecnico croato che si è in parte vendicato della sconfitta nella stracittadina del 4 novembre dell'anno scorso che gli costò il posto. Il Genoa è vivo, gioca il suo calcio tutt'altro che scadente, fatto di verticalizzazioni e di accelerazioni lungo gli out che esalta le qualità del duo Koumé-Piatek. Ha ritrovato il suo bomber emerito, Piatek infatti è tornato capocannoniere solitario con 10 gol e insomma il futuro non è poi così buio come predicavano gli inguaribili nostalgici di Ballardini.

    In definitiva il derby della memoria e dell'omaggio alle vittime innocenti del crollo del ponte Morandi ha degnamente risposto alle attese della città. Genova la Superba non ama le iperboli e la retorica a buon mercato, purtroppo affiorata alla vigilia. Il derby è una parentesi che ha regalato emozioni e rinverdito passioni popolari profonde. Da domani si torna alla realtà quotidiana di una città in ginocchio che annaspa disperatamente per rimettersi in piedi. Genoa col classico 3-5-2, Veloso preferito a Sandro come perno del centrocampo, Romulo e Lazovic sugli esterni con la consegna di tentare l'aggiramento della linea difensiva a quattro blucerchiata. Anche la Sampdoria tiene fede a se stessa, 4-3-1-2 per Giampaolo, con la sorpresa di Ramirez preferito a Saponara. Pronti, via  e la Sampdoria è avanti. Duetto insistito fra Bereszynski e Ramirez sugli sviluppi di un corner, concluso con un cross mancino tagliatissimo, a centro area spunta il crapone vetusto di Quagliarella e Radu non ha scampo. Gol numero 132 in serie A del veterano. Grosso modo la Sampdoria del primo tempo termina qui. Il Genoa si rovescia alla disperata nella metà campo avversaria, scavalcando in breccia la compassata mediana della Sampdoria, che Ekdal, Praet e Jankto sono costretti ad abbassare allungando le distanze dal trio Ramirez-Defrel-Quagliarella. Il rinomato palleggio giampaoliano si sfarina in tocchetti innocui e il pallino del gioco passa inesorabilmente nei piedi genoani. La ricetta di Juric è semplice_ tutti dietro la linea del pallone allorché il medesimo passa nella disponibilità dei "cugini" e ripartenze fulminee, dritto per dritto, puntando sulle doti acrobatiche di Kouamé e sul consumato talento del goleador del tosto Piatek che prova a fare l'apriscatole allargandosi sugli esterni - zone del campo in cui la Sampdoria pascola malvolentieri -  trascinandosi appresso Tonelli e allargando gli spazi per il tarantolato Kouamé. E' infatti il pistolero polacco a sfondare al minuto 16' sul lancio di Romulo, Piatek si infila alle spalle di Andersen, rimasto imbambolato come un pivello (troppe chiacchiere e troppi osservatori in tribuna a misurarne le doti) e costringe Audero ad agganciargli le caviglie. Rigore indiscutibile che Piatek trasforma spiazzando Audero: 1-1. Piatek torna al gol dopo un digiuno che durava dal 7 ottobre, ultimo centro contro il Parma.

    Da lì in poi tanto Genoa, che allarga a sinistra col razzente Lazovic, che mette in croce Berezsynski, non proprio una lumaca, e tiene in allarme il fronte destro della difesa doriana. Il crescendo rossoblù è a tratto irresistibile, e dove non arriva la tecnica provvede la grinta (a volte eccessiva, tollerata da Doveri) dei giocatori genoani che giocano col sangue agli occhi e due volte su tre vincono le seconde palle e rilanciano l'offensiva tambureggiante. La Sampdoria viceversa è molle, irresoluta, in difficoltà a ricamare l'abituale trama in palleggio, per mancanza … del pallone, principalmente tenuto nella disponibilità dell'avversario. Una Sampdoria quasi rassegnata alla supremazia genoana, che si esprime nel finale di tempo con due occasioni per ribaltare il risultato. Servito da Piatek, Romulo spara a colpo sicuro e trova i guantoni di Audero che alzano il pallone oltre la traversa. Tre minuti e ancora Piatek alla ribalta, scarta tre avversaria nell'area piccola e scarica una bomba che Audero assorbe col corpo.

    Nella prima parte della ripresa il copione non cambia. Genoa alla baionetta, Sampdoria ancora in difficoltà nel replicare agli assalti reiterati del Grifone. Fuori Defrel, preso di mira da Romero che gli ha gonfiato le caviglie, e dentro il farfallino Caprari. Il prodotto non cambierà se non nell'ultimo quarto d'ora quando il Genoa stava esaurendo la benzina. In precedenza, Audero aveva realizzato il terzo miracolo sradicando dalla propria rete un pallone schiacciato di prepotenza di testa dal torreggiante Kouamé. La girandola delle sostituzioni sui due fronti aveva dato respiro ai giocatori più provati senza peraltro alterare il quoziente complessivo del match. Spostandone tuttavia l'inerzia se non a favore della Sampdoria (troppa grazia) almeno in una neutralità leggermente meno guerreggiata. L'inflessibile Doveri, imbeccato dal quarto uomo Rocchi, ha concluso la propria fatica espellendo Juric per proteste. "Siete senz'anima, questo è un derby", ha replicato il piccolo pirata croato, abbandonando la pelouse umida del "Ferraris". Buonisti no, i nostri fischietti. Vero?

    IL TABELLINO

    Genoa-Sampdoria 1-1 (primo tempo 1-1)

    Marcatori: 8' pt Quagliarella (S), 17' Piatek rig. (G).

    Assist: 8' pt Ramirez (S).

    Genoa (3-5-2): Radu; Biraschi, Romero, Criscito; Romulo, Hiljemark, Veloso, Bessa (38' st Sandro), Lazovic (26’ st Pereira); Kouamé, Piatek. All. Juric.
     
    Sampdoria (4-3-1-2): Audero; Bereszynski, Tonelli, Andersen, Murru; Ekdal, Praet, Jankto; Ramirez (28’ st Saponara); Quagliarella, Defrel (8’ st Caprari). All. Giampaolo.

    Arbitro: Doveri.

    Ammoniti: 17' pt Audero (S); 28' st Criscito (G), 40' st Sandro (G):
     
    Espulsi: 30' st Juric (all. G.) per proteste.

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