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    La triste parabola di Nicolò Zaniolo, un nuovo Cassano

    La triste parabola di Nicolò Zaniolo, un nuovo Cassano

    • Pippo Russo
      Pippo Russo
    Il suo trasferimento in Turchia sembra ormai soltanto una questione di dettagli. Per Nicolò Zaniolo si apre una nuova prospettiva di carriera, direzione Galatasaray, che a questo punto è anche la sola possibile dopo i giorni dell'indecisionismo che hanno scandito lo scorcio finale del calciomercato di gennaio.

    La Roma sta valutando i termini dell'offerta avanzata dalla società turca. E anche se le schermaglie del momento potranno rinviarlo di qualche giorno, infine l'accordo si troverà. Perché conviene a tutte le parti in causa, a cominciare da lui. Che ormai a Roma non può più starci. Rimane un'incognita sulla durata di questo passaggio a Istanbul, cioè se si tratterà di una tappa significativa o di un passaggio fugace che prelude a un altro spostamento più in linea con le ambizioni del ragazzo. Ambizioni che continuano a essere fuori scala e proprio qui sta il punto: Nicolò Zaniolo è ancora all'altezza delle sue ambizioni? Soprattutto: è in grado di permettersele?

    Rispondere a questi interrogativi comporta misurarsi con quella che minaccia d'essere una delle più repentine e spettacolari parabole discendenti nella storia del nostro calcio, una dissipazione di talento fra le più delittuose. Sperpero che, se mai dovesse compiersi, Zaniolo dovrà mettere in conto esclusivamente a sé medesimo e alla sua incapacità di tenere sotto controllo il senso di dismisura. Che forse è anche il frutto malato di questo tempo tecnicamente povero del nostro calcio.

    Non produciamo quasi più talenti, forse non siamo nemmeno più in grado di riconoscerli e allora li calpestiamo. Sicché proprio a causa di questa penuria vediamo andare in malora i pochi che sembrano proiettati verso una dimensione superiore, cioè all'altezza della storia della nostra scuola. Una scuola che è stata di primaria grandezza e adesso passa i giorni a ricordarsene. Anche per questo succede che i Nicolò Zaniolo vengano messi (e mettano se stessi) nelle condizioni di bruciarsi. L'ansia di battezzarli come fenomeni, quando sono soltanto delle promesse, determina una corsa a alimentare le aspettative che si risolve nell'illimitata apertura di credito. Con l'effetto di far sentire questi campioni in erba come se fossero già arrivati. E di indurre in loro atteggiamenti e comportamenti che non tollereremmo nemmeno se a esibirli fossero dei fuoriclasse. Figurarsi se a esserne protagonisti sono “fenomeni sulla fiducia”, ragazzi che ti sbattono in faccia il loro “lei non sa chi sarò io”.

    In questa trappola dell'eccesso di aspettative che ti fa sentire fenomeno è incappato Zaniolo. Che negli ultimi giorni del calciomercato si è sentito talmente sicuro di se stesso da rifiutare un'offerta proveniente dalla Premier League, cioè il campionato più importante e ricco del mondo, soltanto perché a presentarla era la terzultima in classifica, il Bournemouth. Adesso, se gli va bene, potrà misurarsi col campionato turco. E magari avrà anche tempo per riflettere su una parabola che rischia di esaurirsi prima del tempo. Credeva di essere già un fenomeno. E invece sta scoprendo di essere nulla più che un nuovo Cassano. Soltanto più patinato del suo predecessore. Quanto
    basta per i social ma forse troppo per la Bobo Tv.
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    @Pippoevai

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