La tragica fine di Mirko Saric, l'altra 'Joya': il talento, la bellezza, il suicidio
Pare proprio che nessuno riesca a capire.
Sto male.
Sto male come un cane ma nessuno pare darci peso.
Tutti a minimizzare… o addirittura a scherzarci sopra.
“Hai 20 anni figliolo! Giochi a calcio in una delle più grandi squadre del Paese! Ma di cosa ti lamenti?"
Oppure: “Hai più soldi di praticamente tutti i tuoi coetanei! Ma di cosa ti lamenti?"
O ancora: “Sei anche un bel ragazzo… potresti avere tutte le figliole che vuoi! Ma di cosa ti lamenti?"
Grazie a tutti.
Davvero… grazie di cuore.
Solo che non so che farmene dei vostri commenti stupidi, dei vostri paragoni superficiali e delle vostre considerazioni idiote.
E tantomeno della vostra razionalità del cazzo.
La DEPRESSIONE se ne fotte della razionalità.
La DEPRESSIONE è come un’esperta puttana.
Ti lancia qualche occhiata… qualche segnale.
Ti circuisce con pazienza… piano piano.
Non le dai tanta importanza.
Pensi di sapere come tenerla lontana.
Poi, improvvisamente, realizzi.
Ed è troppo tardi.
Si è impossessata di te.
Sei SUO.
Non so se sono state troppe le prove che ho dovuto affrontare nei miei poco più che vent’anni.
So solo che sono state troppe PER ME.
Forse sono solo debole, impaurito e pavido di fronte alla vita.
Chi lo sa.
Vorrei essere come mio fratello.
Ha un paio di palle come due noci di cocco!
Il San Lorenzo, la “nostra” squadra, quella dove entrambi siamo cresciuti, lo ha mollato come una scoreggia dopo 14 anni nel Club.
Glielo hanno detto l’ultimo giorno di contratto.
Pensate che mio fratello si sia abbattuto, sentito offeso, umiliato e sconfitto?
Macchè!
Mio fratello si è semplicemente cercato un’altra squadra.
Da solo.
In Argentina non c’è posto per lui?
Allora ha preso un aereo e se ne è andato a giocare in Paraguay!
Io non ne sarei mai stato capace.
Mai e poi mai.
Dicono che sono bravo a giocare a calcio.
Al San Lorenzo a me ci tengono.
Mi sono sempre sentito desiderato, tutelato, protetto… quasi coccolato.
Ci tengono anche adesso.
Anche se i legamenti del mio ginocchio si sono spezzati.
E’ successo in una partita con le Riserve.
L’anno prima invece, e non avevo ancora 20 anni, giocavo titolare in prima squadra.
Ho già giocato 47 partite ufficiali con il San Lorenzo e ho segnato 6 gol.
Tante squadre, in Argentina e all’estero, si sono interessate a me.
Nonostante i 10 milioni di dollari del mio cartellino.
Poi però tutto ha cominciato ad andare storto.
Nel calcio e soprattutto nella vita.
E ora mi sento svuotato.
Privo di energie.
La voglia di ricominciare tutto daccapo non ce l'ho più.
Ci mancava pure questo maledetto ginocchio!
Non ho più voglia di lottare.
Qualche giorno fa l’ho detto anche al mio Mister, Oscar Ruggeri.
E’ una bravissima persona.
Ma anche lui, come gli altri, non capisce…
Non PUO’ capire.
Se non ci sei passato ti sembra completamente inconcepibile.
“Ma come può essere figliolo? Hai tutto quello che si può desiderare!”
Eccetera eccetera eccetera…
Ve l’ho detto all’inizio.
Tutti provano a spiegarla, ad aiutarti, a sostenerti, a confortarti con la RAZIONALITA’.
Ma alla depressione della razionalità non gliene frega un cazzo.
Mirko Saric verrà trovato impiccato nella sua camera il 4 aprile del 2000.
Non aveva ancora 22 anni.
A trovare il corpo del ragazzo sarà la madre, che era salita in camera preoccupata per il ritardo del figlio a pranzo.
Mirko era, come dicono in Argentina, la “joya” del settore giovanile del San Lorenzo.
Aveva letteralmente bruciato le tappe tanto da diventare, a soli 18 anni, titolare inamovibile del Club di Boedo.
Un fisico perfetto.
190 centimetri per 80 kg di peso.
Una visione di gioco, una tecnica ed una eleganza di primissimo livello.
E quel sinistro!
Potente e preciso, capace di cross al bacio come di repentini cambi di gioco di 30 o 40 metri.
Titolare inamovibile con Mister Ruggeri, il grande difensore centrale dell’Argentina ai mondiali del 1986.
Con un futuro ai vertici del calcio argentino e un trasferimento in qualche prestigioso Club europeo che sarebbe stato solo questione di tempo… forse di mesi.
Prima che tutto iniziasse ad andare storto.
Un primo infortunio ad una caviglia.
Il recupero e poi di nuovo un infortunio.
Quasi comico nella sua dinamica.
Investito mentre si stava riscaldando a bordo campo dal macchinino che entra in campo a soccorrere gli infortunati!
Nella vita le cose non vanno meglio.
Anzi.
Mirko inizia a frequentare una ragazza.
Quella sbagliata.
Lui che ne aveva qualche centinaio tutte per lui ad aspettarlo alla fine di ogni allenamento.
Lei invece ha una bella serie di vizi.
Il minore dei quali è quello di andare a letto praticamente con chiunque le capiti a tiro.
Nasce un figlio.
Mirko gli fa da padre e da madre.
Se ne fa carico totalmente in tutti i momenti liberi dal calcio.
Lei invece non c’è quasi mai.
E poi arriva la “botta”.
Il figlio non è suo.
Mirko stavolta barcolla davvero.
Poi cade e fa fatica a rialzarsi.
I famigliari gli sono vicini.
“Sei giovane, hai tutta una vita davanti Mirko”.
Mirko, che è sempre stato introverso, si chiude in se stesso.
Salta anche qualche allenamento.
Perde il posto da titolare.
Ma al San Lorenzo hanno fiducia, lo aspettano.
"In fondo è solo un ragazzo e a quell’età certe cose fanno male… ma poi il tempo aggiusta tutto". pensano al "Ciclon".
E mentre gioca nelle riserve, contro il River Plate, il ginocchio va in briciole.
Rottura dei crociati.
Minimo 6 mesi ai box.
E a questo punto in Mirko si rompe qualcosa.
Dentro.
A tutto questo si aggiunge anche un incidente automobilistico dal quale esce illeso ma con l’automobile distrutta.
Per Mirko è troppo.
Pensa che nulla vada più per il verso giusto.
Che nulla ci andrà mai più…
I famigliari ricordano questo periodo con tanta apprensione a tal punto che gli evidenti segnali di una depressione ormai conclamata convincono loro e i dirigenti del San Lorenzo a ricorrere a cure specialistiche.
Mirko inizia un percorso terapeutico.
E a questo punto accade l’errore più comune in questi casi; pensare che essere in cura equivale a guarire.
Anche la preoccupata telefonata al padre di Mirko da parte di Mister Ruggeri la sera stessa del loro colloquio viene presa con un po’ di sufficienza.
“Grazie Mister, ma Mirko è così. Tende a ingigantire tutto” gli risponde il padre.
“Uno psicologo lo sta seguendo e vedrà che si risolverà tutto”.
La soluzione invece, drammatica e definitiva, la troverà Mirko Saric in una tiepida giornata di aprile, impiccato ad un lenzuolo nella camera della sua abitazione.
Qui un breve video dal quale è però facile intuire le grandi doti di questo ragazzo.
Descansa en paz Mirko.
La prima parte raccontata “romanzata” in prima persona è ovviamente frutto dell’autore anche se basata su decine di testimonianze e ricerche su Mirko.