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    La storia di Pelé, il 10 per caso che palleggiava con la frutta

    La storia di Pelé, il 10 per caso che palleggiava con la frutta

    • Francesco Guerrieri
    Se Pelé è diventato il calciatore più forte di sempre - o uno dei - parte dei meriti vanno anche a mamma Celeste, che da piccolo gli comprava un'infinità di calzini. La maggior parte finivano uno dentro l'altro, arrotolati per formare una palla. Così è nato il mito O Rei, che nella sera del 29 dicembre ci ha lasciato a causa di un tumore al colon. Calzini, frutti di mango e qualsiasi altra cosa avesse tra le mani: Pelé la lanciava in aria e iniziava a palleggiarci.

    Il mondo l'ha conosciuto nel 1958, quando il brasiliano si è presentato al Mondiale in Svezia nonostante un ginocchio malconcio. Risultato? Sei gol, una tripletta contro i padroni di casa, marcatore più giovane nella storia della competizione e campione del mondo più giovane a 17 anni e 249 giorni. Signori, inchinatevi al nuovo O Rei del calcio. 

    Ed era tutto vero. Negli Anni '70 se ne accorgono anche negli Stati Uniti, Pelé sbarca nei New York Cosmos e ad accoglierlo c'è talmente tanta gente che viene travolto dalla folla e portato via in barella. Quattro anni prima dichiarò di non volere mai più giocare un Mondiale, troppi calci dagli avversari: "Basta, mi massacrano!". A Messico '70 vincerà la sua terza coppa del mondo. 

    I fenomeni sono così. Lascateli fare, vi stupiranno. Il 10 sulle spalle Pelé l'ha preso quasi per caso proprio al Mondiale in Svezia. I dirigenti brasiliani inviarono alla Fifa la lista dei convocati senza indicare i numeri di maglia, un membro della Conmebol - la Federazione sudamericana - li assegnò praticamente a caso et voilà. Indovinate a chi era andata la dieci? Fino a quel giorno era un numero come un altro, poi diventò IL DIECI. Il numero di Pelé. Un pezzo di storia, scritta per caso. 

    E dieci fu. Nel Brasile come nel Santos, il club al quale si è legato per quasi vent'anni. Ci entrò a 15: "Quel ragazzino diventerà il più forte del mondo"; Waldemar de Brito - ex calciatore brasiliano degli Anni '30 - non sbagliava. Il cuore però batteva per quel Vasco da Gama al quale segnò il millesimo gol ufficiale in carriera, al Maracanà su rigore. O Milésimo, lo chiameranno. Consierando anche le amichevoli, Pelè chiude la carriera con 1278 reti. In un'altra vita fu anche attore, affiancando Sylvester Stallone in 'Fuga per la vittoria'. Ricordate il rigore che parò Stallone? Durante le riprese provò a prenderglielo a Pelé, ma gli costò caro: "Ho provato a pararglielo, mi ha rotto un dito. Uno dei momenti più bassi della mia carriera". Guai, però, a paragonarlo a Gesù Cristo; Pelé era molto religioso e spesso ripeteva con un sorriso: "Mi sembra blasfemo che io sia più conosciuto di lui". Per tutti O Rei, per qualcuno più di un Dio. 

    @francGuerrieri 

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