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  • Carlos Caszely, l'attaccante che sfidò il terrore di Pinochet e il nemico Vogts

    Carlos Caszely, l'attaccante che sfidò il terrore di Pinochet e il nemico Vogts

    • Remo Gandolfi
    “Siamo arrivati qua come nessuno c’era mai arrivato prima d’ora.
    Ci siamo qualificati per giocare questo Campionato del Mondo battendo… nessuno!
    Proprio così.
    Perché l’URSS, dopo il pareggio a Mosca della partita di spareggio dell’ andata, si è rifiutato di venire in Cile a giocare la partita di ritorno da noi, nel novembre del 1973.
    E così, grazie alla farsa voluta dalla FIFA, siamo dovuti comunque scendere in campo e segnare un gol contro… dei fantasmi.



    Il motivo della rinuncia russa ?
    Il Cile, il mio adorato e meraviglioso Paese, da due mesi era caduto sotto una bieca, spietata e sanguinaria dittatura.
    Quella del Generale Pinochet e della sua feroce ghenga.
    Il sogno di un Paese democratico, libero, autonomo e indipendente finalmente dal giogo sempre più asfissiante degli Stati Uniti d’America e della sua politica economica che stava uccidendo il nostro Paese è finito l’11 settembre dello scorso anno.
    Con la morte del nostro Presidente Allende si è spezzato questo sogno.
    Oggi non ci sono alternative.
    O la pensi come “loro” o … è meglio non pensare affatto.
    Io non sono così.
    Tutta la mia famiglia non è così.
    Tanti miei compagni, amici, studenti e operai non sono così.
    Avevamo una Democrazia.
    Avevamo scelto Salvador Allende per guidarci nel tentativo di uscire da tanti, troppi anni bui e disperati per il Paese.

    Lo ammetto, non è mai stato facile, nemmeno per un minuto.
    Ma ci stavamo provando, a nutrire questa giovane Democrazia dalle gambe ancora esili e fragili, a farla crescere e irrobustirla.
    Tutti noi cileni ci stavamo provando, anche se a non volerla questa Democrazia non erano solo quattro militari o un branco di ricchi imprenditori.
    A non volerlo era il Paese più ricco e potente del Mondo, quello che stava ormai vincendo la guerra fredda contro il gigante Russo, lo stesso che due mesi dopo si è rifiutato di giocare contro di noi una partita di pallone.
    Ad aggiungersi alla beffa la tragedia.
    Lo stadio di quella pietosa e patetica messa in scena è stato proprio quello dove tanti miei compagni, amici e conoscenti sono stati segregati, torturati e uccisi dagli aguzzini di Pinochet.
    Io sono stato più fortunato di tanti di loro.
    Dal giugno dello scorso anno gioco e vivo in Spagna, lontano da questo orrore.
    Ma i giornali arrivano anche qui e quando parlo al telefono con la mia famiglia, anche se fanno di tutto per sdrammatizzare, per non farmi stare in ansia, capisco che sul mio Paese è scesa la notte, quella più buia e spaventosa.
    E poi ho potuto anche vederlo in faccia Pinochet!
    E’ stato poco prima di partire per l’Europa.
    Ha voluto salutare la squadra, augurarci buona fortuna e stringere a tutti la mano.
    Non a me.
    Eppure lo avevano avvisato.
    “Caszely si rifiuterà” gli hanno detto.
    E avevano ragione.
    Io non voglio neanche toccarlo quel lurido assassino.
    Ora però siamo qui, in Germania, a giocare i Mondiali di calcio.
    In pratica il sogno di ogni calciatore, il culmine di una carriera.
    Ma nessuno di noi riesce a vivere questo momento nella sua pienezza.
    Il pensiero va a casa, alle famiglie e agli amici, ai tanti ragazzi coraggiosi che sono già stati uccisi… e a quelli che moriranno ancora.
    Domani si comincia.
    Ci tocca proprio la Germania Ovest, la favorita.
    Quella di Beckenbauer, di Muller, di Overath e di Breitner.
    E allora mettiamocela tutta… e speriamo di regalare un sorriso alla nostra gente laggiù in Cile.



    Quello che successe è tutto nel video.
    Il Cile giocò con il cuore in mano, difendendo con i denti contro i fortissimi tedeschi e cadendo solo grazie ad un gol da 30 metri del “maoista” Paul Breitner.
    Caszely entrò effettivamente nella storia in quella partita.
    Una storia maledetta appunto …
    Fu infatti il primo giocatore espulso in un Mondiale CON il cartellino rosso,
    utilizzato per la prima volta quattro anni prima in Messico ma senza che nessun giocatore in tutto il Mondiale messicano incorse in questa sanzione.
    Ad onor del vero nelle cronache dell’incontro si fa spesso menzione del trattamento rude del mastino Bertie Vogst nei confronti dell’attaccante cileno, che, all’ennesima entrata dura del terzino teutonico, finì per reagire nel modo documentato.
    In una intervista televisiva di qualche anno fa lo stesso Carlos Caszely, da sempre oppositore del governo di Pinochet e dichiaratamente comunista, ammise che venne offeso per tutto il match dallo stesso Vogst, la cui fede politica pare fosse diametralmente opposta a quella dell’attaccante cileno.
    Quello che non bisogna dimenticare è che Carlos Caszely è stato un fantastico attaccante, sia con il Colo Colo, team cileno nel quale militò per oltre 10 anni in due diverse tappe, sia nella Nazionale Cilena dove a tutt’oggi è ancora il 3° miglior goleador di sempre, dietro due mostri sacri come Marcelo Salas e Ivan Zamorano.
    Così è stato anche nella sua esperienza in Spagna, prima al Levante e poi all’Espanyol Caszely dove “El Chino” ha sempre segnato valanghe di gol guadagnandosi anche un curioso e simpatico appellativo, quello di “El Rey del metro cuadrado” per il suo opportunismo e per la sua incredibile rapidità.
    Anche nella vita sociale del suo amato Cile non si è mai tirato indietro.
    Attivo fin da giovanissimo nelle file del partito della “Unidad Popular” appoggiando in special modo la candidatura di due esponenti del partito comunista quali Gladys Marin e Volodia Teitelboim.
    Sua madre nel periodo più sanguinoso della dittatura fu addirittura sequestrata e torturata e la sua storia personale fu da lei stessa raccontata in tv con a fianco il figlio Carlos durante le prime elezioni “libere” volute dallo stesso Pinochet nel 1988, convinto com’era di avere (erroneamente) la maggioranza del popolo cileno dalla propria parte.
    Un’altra testimonianza della sua onestà culturale e del suo spessore di persona Caszely la diede qualche anno dopo, nel 1997, quando gli fu chiesto dal Partido Por la Democracia di partecipare come candidato alle elezioni di quell’anno.
    “No” rispose Caszely “Voi non volete me, ma l’immagine che rappresento”.

    A seguire un video semplicemente IMPERDIBILE.
    Un servizio, realizzato da Eric Cantona, su Carlos Caszely, uno dei “ribelli” del calcio. … servizio passato ahimè inosservato ai più …



    E infine, per non dimenticarlo, un video che ricorda che Carlos Caszely è stato, prima di tutto, un fantastico attaccante.


     
    Nota: La prima parte raccontata in prima persona è frutto della fantasia del sottoscritto anche se ovviamente si basa su interviste, racconti e aneddoti riportati da e su Carlos Caszely.

    Remo Gandolfi
    https://futbolquepasion.com
     

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