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    La stella Salah, il rimpianto del Bologna Keita: i segreti dello stellare 11 africano

    La stella Salah, il rimpianto del Bologna Keita: i segreti dello stellare 11 africano

    • Furio Zara
      Furio Zara
    E’ una formazione che vale almeno una semifinale mondiale. Ma è una formazione virtuale, perché comprende i migliori giocatori dell’Africa. E la stella è ovviamente Mohamed Salah, che ha vinto il trofeo quale miglior giocatore africano dell’anno. L’egiziano, che aveva già trionfato l’anno scorso, stavolta sul palco si è lasciato andare a un divertente balletto, sulle note della «Ducktales Music», ovvero i nostri Qui, Quo e Qua. A Liverpool (e con Klopp) Salah ha evidentemente trovato quella dimensione internazionale che la Roma non gli garantiva: 32 gol l’anno scorso (e 10 in Champions), già 13 quest’anno (e 3 in Champions). Il «Pallone d’Oro» africano viene assegnato dal 1970 prima da «France Football» e poi - dal 1992 - dalla Caf. In tempi recenti il re è stato il centrocampista del City, l’ivoriano Yaya Tourè, vincitore per quattro anni di fila (2011-2014), recordman alla pari con l’eroe del Camerun Eto’o (quattro vittorie anche per lui) e l’ex Toro, il ghanese Abedì Pelè, il liberiano Weah ha vinto tre volte, come l’ivoriano Drogba (due ufficiali, una vittoria «persa» nel 2007 perché non è andato a ritirare il premio, che la Caf diede per ripicca al maliano Kanoutè), e infine sono due i trofei vinti da due miti africani, entrambi del Camerun: Milla e N’Kono.

    Dicevamo della top 11 stellare. In porta c’è Onyango, ugandese del Mamelodi Sundowns, club sudafricano: ha festeggiato mitragliando post sul suo profilo Twitter. Centrali di difesa una nostra conoscenza, il marocchino Benatia, che fa coppia con l’ivoriano Bailly del Manchester Utd, che alla sua 3ª stagione in Premier sta giocando però meno del previsto. I laterali sono l’ivoriano del Tottenham Aurier (a destra) e il «napoletano senegalese» Koulibaly. Se Aurier ha giocato poco (6 partite in Premier) e da un mese è infortunato; Koulibaly ormai da un paio d’anni si è affrancato come uno dei migliori difensori del mondo.

    Centrocampo a tre con Naby Keita (Liverpool/Guinea), Thomas Partey (Atletico Madrid/Ghana) e Mahrez (City/Algeria). Naby Keita fu scovato da Salvatore Bagni, all’epoca consulente del Bologna, quando giocava in terza serie francese, nell’Istres. Due milioni di investimento parvero troppi alla dirigenza dell’epoca. Partey ha trovato nell’Atletico di Simeone la sua dimensione mentre Mahrez - vincitore del trofeo nel 2016 - dopo gli anni d’oro del Leicester ha trovato - nella piena maturità agonistica - il suo posto delle fragole nel City di Guardiola.

    Tridente che unisce potenza e rapidità, fisicità e leggerezza, con il centravanti del Gabon Aubameyang, e le due bocche di fuoco di Klopp: il senegalese Manè e l’egiziano Salah. Occhio al giovane africano dell’anno: è Achraf Hakimi, 20 anni appena compiuti, marocchino in forza al Borussia Dortmund capolista nella Bundesliga, ma di proprietà del Real Madrid, che l’ha girato in prestito per due stagioni ai tedeschi. Achraf gioca da terzino destro (ma è stato utilizzato anche a sinistra), è un talento puro, sforna-assist per eccellenza, piede educatissimo, cross sempre in canna. Lo hanno già paragonato a Dani Alves. Carlo Ancelotti l’avrebbe voluto al Napoli.

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