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La stagione della Juve è finita in Israele: un altro fallimento. Allegri non è più un allenatore: deve dimettersi
Capita perché anche Galeone, come Allegri, pensa che il calcio lo facciano i calciatori e non gli allenatori. Fosse vero questo assunto, mi chiedo (e se lo dovrebbero chiedere anche loro) perché i tecnici vengano pagati così tanto, Allegri addirittura nove milioni (7 più due di bonus) per quattro anni.
Nella sera dello sfacelo che non porta solo alla virtuale eliminazione in Champions, con relativa voragine economica, ma anche alla probabile mancata qualificazione in Europa League, la società non dovrebbe e non potrebbe rimanere inerte. E’ stato Andrea Agnelli a rivolere Allegri facendogli un contratto capestro (per la Juve però), sono stati Nedved e il fenomenale Arrivabene a ripudiare Dybala, il modesto Cherubini a fare una campagna acquisti ancora una volta costosa e piena di giovani montati (Vlahovic) e di vecchie cariatidi (Di Maria, un presunto fuoriclasse e Milik un ex con qualche sprazzo di luce).
Non basta dire che si è arrabbiati e ci si vergogna. O peggio decretare il ritiro fino al derby, un provvedimento che ormai neanche più nella provincia più gretta si attua più. Piuttosto è il tempo di intervenire in modo radicale e autocritico, prima che siano altri a farlo.
A nemmeno metà ottobre la stagione della Juve è già finita con il secondo fallimento consecutivo. E se, come credo, non arriverà nemmeno il quarto posto in campionato, questa volta scatterà il ridimensionamento pesante. A questo punto vendere Vlahovic a gennaio, finché c’è ancora qualche ingenuotto che lo voglia, potrebbe essere un’idea per cominciare a risalire il rosso profondo e a mettere in sicurezza la Juve con una posizione da metà classifica. Non scherzo per nulla: questa non-squadra può arrivare a livelli tali di abiezione da sprofondare nella seconda colonna della classifica.
Non c’è stata partita, perché la Juve non è un avversario credibile per nessuno. Il Maccabi, spinto da un pubblico che a Torino se lo sognano, ha preso a pallate Szczesny fin dai primi minuti. E se, nel primo caso, dopo tre minuti, il portiere polacco è riuscito a smanacciare su colpo di testa di Pierrot, è stato drammaticamente sorpreso dalla mezza inzuccata (il resto è nuca) di Atzili, dopo neanche sei minuti. Il cross è stato di Cornud, il fatale ritardo di Rugani, preferito a Bremer.
E qui si comincia a capire perché Allegri non può più allenare, almeno la Juve o squadre della sua presunta dimensione. Rugani non giocava da settimane, quando lo fa è tiepido e incolore, il contratto gli è stato rinnovato perché è un fedelissimo dell’allenatore (come De Sciglio, un altro mediocre assoluto). Era il caso di schierarlo in una partita decisiva come quella di ieri sera?
E, soprattutto, era il caso di schierare ancora una volta McKennie (e non Kostic) in una partita da vincere? Premesso che il 4-4-2 è un modulo prudente, se un centrocampista modesto come l’americano fa l’esterno, com’è pensabile di superare l’uomo?
Naturalmente gli juventini sono naufragati tutti e a chi non è capitato è solo perché è uscito. Parlo di Di Maria, al secondo infortunio serio (coscia destra), costretto a chiedere il cambio a metà del primo tempo. Quando, cioè, la situazione era ancora rimediabile.
Ma il problema è che la Juve non costruisce. Chi ha palla (spesso Paredes) la perde malamente, chi la recupera (a volte Rabiot) sbaglia il passaggio. Cuadrado, schierato da esterno alto, si è visto poco e quando è accaduto è perché l’ha combinata grossa. Come in occasione del secondo gol (42’), quando ha tentato un prevedibile dribbling a centrocampo, facendo involare Pierrot che, nei paraggi dell’area, ha servito Atzili: un paio di finte su Alex Sandro, ormai un bradipo, e destro all’incrocio dei pali e tutti a casa.
Solo chi non ha visto la partita può sorprendersi. Il Maccabi è stato superiore in tutto: tecnica (sì, tecnica), velocità, brillantezza, atletismo, agonismo. I calciatori di Barak Bakhar corrono, vinco i contrasti e ripartono. Tra i due gol ci sono anche una traversa di Chery su punizione, un contropiede di Atzili e un’altra sua girata pericolossima.
Primo attacco dei bianconeri nel recupero: Vlahovic colpisce di testa e Cohen si allunga in tuffo prodigioso, Milik da un passo si incarta e Goldberg salva sulla linea.
Il secondo tempo è pure peggio perché la Juve (con Locatelli al posto di Paredes e Kostic per McKennie) tiene palla, prova qualche iniziativa, ma non riuscirebbe a segnare neanche se si potesse giocare un’altra ora. La Champions non c’è più. Ma purtroppo non è l’unica cosa che sparisce e sparirà per un bel po’ di tempo.
IL TABELLINO
Maccabi Haifa-Juventus 2-0
Marcatori: pt 7' Atzili, 42' Atzili
Assist: pt 7 Cornud, 42' Pierrot.
Maccabi Haifa (4-2-3-1): Cohen; Sundgren, Batubinsika, Goldberg, Cornud (21' st Menachem); Lavi, Mohamed (41' st Tchibota); Atzili (21' st Seck), Chery, David (26' st Abu Fani); Pierrot (41' st Rukavytsya). A disp. Fucs, Mashpati, Arad, Gershon, Meir, Eliyahu, Levi. All. Bakhar.
Juventus (4-4-2): Szczesny; Danilo (23' st Kean), Bonucci, Rugani, Alex Sandro (29' st Soulé); McKennie (1' st Kostic), Paredes (1' st Locatelli), Rabiot, Cuadrado; Di Maria (24' pt Milik), Vlahovic. A disp. Perin, Pinsoglio, Bremer, Gatti, Fagioli, Miretti. All. Allegri. Arbitro: Lahoz (Spa).
Var: Martinez Munuera (Spa).
Ammoniti: pt 27' Cornud (M), 48' McKennie (J); st 35' Locatelli (J).