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La squadra batte il talento: Italia, il meglio deve ancora venire
Il Belgio ha deluso, l’Italia no. E ha vinto 2-0 (Giaccherini nel primo tempo, Pellè nel recupero del secondo) con un calcio collettivo e spettacolare, una sorpresa solo per chi non crede in Antonio Conte e non percepiva i progressi degli azzurri.
Quelli che mi seguono sanno che negli ultimi tempi ero stato colpito da una fiducia crescente e che mi ero addirittura sbilanciato alla vigilia della partita: mi aspettavo un Belgio confuso e poco incisivo, mentre avrei scommesso su un’Italia da battaglia. E’ andata così e la felicità non è certo quella di avere azzeccato, una volta tanto, il pronostico. La felicità e la consolazione è di aver visto undici uomini che sapevano tutti cosa fare contro altrettanti che improvvisavano, attaccati al talento di Hazard e al fisico di Fellaini e Lukaku.
Il gol di Giaccherini, fino a quel momento uno dei meno persuasivi, ha sintetizzato il nostro modo di giocare: Bonucci che imposta dalla metacampo con un lancio millimetrico e il minuscolo calciatore del Bologna abile a ricevere palla con un grande stop dietro la linea di difesa belga (Ciman manca il colpo di testa) e a mettere in rete con una freddezza incomparabile.
Il vantaggio ha rilanciato una partita brutta che sembrava condurre verso il primo 0-0 dell’Europeo. Il Belgio, un’accozzaglia di singoli velleitariamente convinti di poter risolvere ciascuno la partita da soli, aveva tirato in porta due volte, entrambe con Nainggolan: una sventata da Buffon, l’altra fuori. Poco. Ma in verità l’Italia aveva fatto meno.
Tuttavia chi sa di calcio aveva visto nell’attività dei due esterni un germoglio di pericolosità. Prima di tutto, perché Darmian era schierato altissimo e larghissimo. Secondo, perché Candreva aveva gambe per accelerazioni che lasciavano sul posto i belgi. Conte non aveva sorpreso negli uomini, casomai nei compiti a loro assegnati: Giaccherini più che da interno ha operato da secondo esterno su Darmian con l’intento di andare in sovrapposizione esterna ed interna.
L’Italia ha fraseggiato bene, a palla bassa e in profondità. Che non vuol dire eseguire solo i lanci alla Bonucci (anche nella ripresa ha pescato Giaccherini con la stessa giocata), ma triangolare sul corto e sullo stretto per liberare il terzo uomo in movimento.
Il Belgio ha cercato di reagire ammassando punte e togliendo difensori. L’Italia, invece, non ha mai perso equilibrio e voglia di attaccare partendo dagli esterni. Certo, qualche errore di misura c’è stato, come quando Darmian ha regalato palla per un contropiede esemplare concluso da Lukaku ad un palmo dalla traversa e con Buffon uscito a valanga, ormai fuori causa. E’ stato a quel punto che Conte ha immesso De Sciglio, al posto dell’ex torinista, ottenendone un rendimento di assoluto livello.
Ma se volessimo giudicare la partita solo dalla somma delle occasioni non c’è dubbio che avrebbe vinto comunque l’Italia. Prima del gol di Pellé, arrivato in contropiede e con la difesa belga ormai scoperchiata (difendevano con i soli due centrali), lo stesso Pellé, di testa, aveva impegnato Courtois in una deviazione straordinaria e, più tardi, Immobile (insertito al posto di Eder) ha costretto il portiere belga ad una devizaione di pugno quasi miracolosa.
Confesso che avrei voluto vedere in campo Zaza al posto di Eder, ma devo riconoscere che la stessa idea l’ha avuta Conte se per ben tre volte aveva programmato il suo inserimento. Avevo qualche perplessità su Eder, ma il suo lavoro in ripiegamento (al pari di Pellè) mi hanno fatto ricredere. Era la scelta giusta anche se Eder non è certo un inamovibile.
Sento dire che l’Italia ha sofferto per lunghi tratti del secondo tempo. Non posso negarlo anche perché alcuni centrocampisti erano stanchi e Giaccherini più di tutti. In ogni caso la difesa dell’Italia non è stata mai in affanno se si fa eccezione per qualche pallone “sporco” o uscito da mischie vigorose e caotiche.
Si è cominciato bene e ce ne rallegriamo. Eppure qualcosa mi dice che il meglio debba ancora venire.