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    La Spagna è il gioco, Ronaldo è il calcio

    La Spagna è il gioco, Ronaldo è il calcio

    • Giancarlo Padovan
    Posso dire quel che preferisco (avrebbe meritato di vincere la Spagna), non ciò che sia meglio (tre gol sono un patrimonio che solo i fuoriclasse possono garantire). Senza Cristiano, il Portogallo avrebbe perso sicuramente. Invece non solo ha pareggiato (3-3), ma per ben due volte è stato avanti, chiudendo il primo tempo in vantaggio per 2-1.
    Forse, per paradosso, non è stato un bene: infatti, ad inizio di ripresa, il Portogallo ha cercato di congelare il gioco ed ha arretrato le linee permettendo alla Spagna di ritrovarsi, crederci, pareggiare e passare in vantaggio. Sarebbe finita con la meritata vittoria della Roja se, a quattro minuti dalla fine, Piquè non fosse franato proprio su Cristiano regalandogli una punizione prelibata. Segnare non era facile, la barriera è saltata a tempo e Busquets ha sfiorato il pallone, ma quando tira Ronaldo tutto - ma davvero tutto - è possibile. Infatti è arrivato il gol del pareggio, il terzo personale di Cristiano, lui che in quattro Mondiali aveva segnato lo stesso numero di reti in tredici gare.

    E’ stata una grande partita, costellata di errori delle difese e, in un caso, forse anche dell’arbitro Rocchi per nulla assistito dalla Var. Il primo errore - poi ampiamente riscattato dalla rete del 3-2 - l’ha commesso Nacho che ha atterrato Ronaldo in area dopo appena tre minuti. Parlo di errore perché sbagliata era la postura del corpo nell’affrontare l’avversario e improvvido il contatto su un giocatore che, pur in area, non era a tu per tu con il portiere. Rigore solare che lo stesso Ronaldo ha trasformato con maestria. Il secondo errore l’ha commesso Rocchi con l’astensione colpevole della Var. Diego Costa (23’) segna un gol strepitoso perché se lo costruisce di forza e precisione. Ma proprio mettendo la prima travolge Pepe in contrasto aereo. Per me ci sarebbe fallo, ma l’arbitro non interviene e gli assistenti davanti al video gli danno ragione. Tipico caso in cui la ragione aveva torto, dal titolo di un magistrale libro (non calcistico) del geniale Massimo Fini. Il terzo errore - certamente il più clamoroso - l’ha fatto De Gea sul secondo vantaggio di Ronaldo (44’). Il tiro dal limite è potente, ma centralissimo. Il portiere ci va con troppa disinvoltura e se lo fa sfuggire come una saponetta. Il quarto errore, di posizione, è dell’intera linea difensiva portoghese sulla punizione, rimessa in mezzo da Busquets e trasformata in gol ancora da Diego Costa (55’). Il quinto errore - l’ho detto prima - è di Piqué che provoca il fallo su Ronaldo per la punizione all’incrocio.

    Dei tre gol (due su calci piazzati) del portoghese è proprio l’ultimo che si segnala come geniale. Ci voleva il piede caldo per una straordinaria prodezza balistica e la freddezza del killer (era praticamente l’ultima occasione) per riuscire a mantenere la concentrazione necessaria. Anche la Spagna ha segnato un gol eccezionale. Il merito è di Nacho (58’), su tiro al volo da fuori area, con il pallone che prima ha sbattuto sul palo e poi è finito in rete. Detto tutto questo ci sono almeno un paio di considerazioni da fare. La prima. Senza Lopetegui in panchina, la Spagna ha giocato come se lui ci fosse ancora. Hierro ha schierato la formazione che ci si aspettava, il resto era il lavoro del c.t. precedente, esonerato più per una questione di principio che di convenienza. La Spagna deve rimproverarsi di non avere continuato a giocare con determinazione anche dopo il 3-2. Hierro non ha sbagliato i cambi, ma forse li ha affrettati (una sensazione, non un’accusa) credendo di avere la vittoria dalla sua parte. La seconda considerazione riguarda Isco. Non è solo un grande giocatore per capacità tecniche. E’ anche un elemento dotato di sapienza tattica per come sa sottrarsi alle marcature avversarie. Grazie al senso della posizione tocca più palloni di tutti (al suo attivo anche una folgorante traversa) e il più delle volte li raffina per i compagni. Se la Spagna avesse vinto avrei indicato in lui l’artefice della rimonta. Tuttavia, dopo Ronaldo, che è al centro del calcio, c’è Isco nel cuore del gioco. 

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