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    La sigaretta spenta in faccia da Bucci e l'arresto, Gaucci e l'Ancona, Conte e Sarri: addio a Pieroni, 'Mago' irascibile

    La sigaretta spenta in faccia da Bucci e l'arresto, Gaucci e l'Ancona, Conte e Sarri: addio a Pieroni, 'Mago' irascibile

    • Furio Zara
      Furio Zara
    Ermanno Pieroni ha attraversato il mondo del calcio in maniera trasversale, da arbitro (fino alla Serie C) a direttore sportivo fino a presidente, vivendo da protagonista gli anni ruggenti che dall'ultimo decennio del Novecento ha scollinato nel Duemila.

    Se n’è andato a 76 anni, era malato da tempo, ormai sfibrato dalla malattia si era ritirato dal suo mondo in primavera, ultimo incarico il ruolo di consulente dell’Anconitana. Di Pieroni si devono e si possono elencare i suoi successi calcistici, senza tuttavia dimenticare gli inciampi professionali e le modalità ambigue che l’hanno portato a costeggiare talvolta territori grigi; ma non si può non apprezzare quella che è stata la sua più grande qualità: il fiuto.

    Sapeva di calcio, Pieroni. Riusciva a riconoscere il talento e la fuffa, gli bastava un'occhiata. E ai suoi tempi - quando i calciatori si vendevano tra una sosta e l'altra in autogrill - il suo colpo d'occhio era una virtù.

    Pieroni - marchigiano, nato a Jesi nel 1945 - ha legato il suo nome al Perugia di Luciano Gaucci, che negli anni 90 conquistò la Serie A e diventò l’import-export per eccellenza del panorama calcistico italiano, con una compravendita di calciatori che provenivano dai posti più disparati del mondo - la Cina, l'Iran - e andavano a formare una squadra che seppe comunque farsi rispettare e in un certo senso - parliamo di vent'anni fa - anticipò il futuro. Il rapporto con Gaucci era ruvido, e un certo affetto c'era anche se pensavano di poter fare a meno l’uno dell'altro. In fondo si somigliavano, nutrivano entrambi per il calcio una passione smodata, accompagnata talvolta dagli eccessi di chi intende la vita come un combattimento. Fu lui, da ds, a portare a Perugia il giovane Gattuso e lo sconosciuto Nakata, sua l’intuizione di Marco Materazzi. Prima di loro - dalle sue parti, nelle Marche - scoprì un ragazzo che tra i pali se la cavava davvero bene: era Luca Marchegiani, nato ad Ancona, nel cuore del territorio di Pieroni.

    A Perugia - dove lo chiamavano «Il Mago» - rimase dal 1993 al 2000, portando la squadra dalla C alla A. A quel periodo risale la polemica con il portiere del Toro Luca Bucci. Pieroni lo accusò di avergli spento la sigaretta in faccia. La querelle finì persino nei TG nazionali e - cosa buffa - Pieroni e Bucci avevano pure condiviso un periodo insieme, alle dipendenze del Perugia. Tra le stelle al merito nel suo curriculum - aveva cominciato al Sud come dirigente di Taranto e Messina - c’è sicuramente la promozione in A dell'Ancona nel 2003-04: prese il club nei bassifondi della C e lo portò in alto, spendendosi anche come presidente, anche se una volta arrivato in A sbagliò tutte le scelte (esonerando l'allenatore della promozione: Gigi Simoni) e allestendo la più improbabile squadra che si sia mai vista nella storia del nostro campionato, per poi lasciare il club ostaggio del fallimento.

    L’epilogo fu drammatico: nell’agosto del 2004 Pieroni venne arrestato per truffa. L’accusa era pesante: fideiussioni false. Venne condannato per bancarotta fraudolenta. Ad Arezzo rimase quattro anni, divisi in due tranche. La prima in Serie B, dal 2005 al 2007, la seconda in C, più di recente, dal 2017 al 2019. Come abbiamo detto, gli va riconosciuta la preziosa dote del talent scout. Ad Arezzo - nella sua prima esperienza - scelse come tecnici prima Antonio Conte e poi Maurizio Sarri; e gli si deve pure la scoperta di due giocatori che poi si sono fatti una più che dignitosa carriera in Serie A: Andrea Ranocchia e Antonio Floro Flores, che aveva avuto poco più che ventenne a Perugia. Quando ci fu il cambio di proprietà ad Arezzo fu proprio Pieroni a fare da “cuscinetto” tra l'addio di Ferretti e l'arrivo del nuovo patron, La Cava. 

    Aveva un carattere irascibile, che entrava spesso in conflitto con gli interlocutori quotidiani di una squadra di calcio, colleghi, giornalisti e tifosi, da più parti è stato contestato da ultrà e guardato con sospetto dal resto della tifoseria, salvo poi venire rimpianto quando a sostituirlo erano colleghi che non avevano la sua competenza e la sua rete di conoscenze. Ermanno Pieroni lascia la moglie Mariolina, la piccola Letizia e altri quattro figli, avuti da precedenti relazioni sentimentali.

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