La questione urgente ha un nome solo: fidejussioni. Un attimo dopo aver rilevato l’80% di quelle intestate a Renzo Menarini il nuovo proprietario del Bologna sarà Sergio Porcedda. La storia interrotta del club centenario potrà riprendere il suo corso e Longo potrà non solo bocciare le idee che fin qui aveva avuto Salvatori (ingaggiare Baronio e confermare Raggi) ma far valere le sue. Quale sia il giorno in cui Porcedda toglierà dalla schiena di Menarini il peso della gestione, non è dato di sapere. Si sa che questa dovrebbe essere la settimana buona. Si sa e si spera. Perché è vero che il pallone di oggi considera fortunato e privilegiato chi deve acquistare e sciagurato chi è costretto a vendere, ma di questo privilegio Colomba rischi di farsene poco. Andare in ritiro con la certezza che ogni due-tre giorni i lavori dovranno fermarsi per consentire al nuovo arrivato di mettersi in pari con i compagni, non è il massimo della vita per chi, dopo aver chiuso al terzultimo posto, sa di non avere margini di errore. Anzi, ha la certezza di dover migliorare. Il ritiro della passata stagione procedette a strappi: tutta la truppa ciclicamente si fermava in attesa che dall’Albania arrivassero notizie definitive. L’impatto del Bologna con il campionato fu brusco e Papadopulo ci lasciò la panchina. Colomba altro non può fare che aspettare il passaggio di consegne. Per il momento nessuno paga e di acquisti non si può parlare. Oggi, lunedì 5 luglio. Quattordici giorni sono trascorsi dal 21 giugno, quando Aktiva ufficializzò la trattativa, rimandando la chiusura dell’affare a quindici giorni dopo. Ci siamo quasi. Domani il Bologna dovrebbe cambiare proprietario. A meno che i quindici giorni fossero al netto dei week end. In questo caso, per la fumata bianca si arriverebbe all’inizio della prossima settimana. E la squadra partirebbe per il ritiro per il ritiro con lo stesso senso della precarietà che la accompagnò un anno fa. Tre le date fissate da Porcedda per il suo insediamento: l’8, il 10 o il 12 luglio. Giovedì 8: in agenda c’è lo sciopero della carta stampata per la legge sulle intercettazioni. Il giorno dopo, venerdì, è quello del silenzio televisivo. Sabato potrebbe essere il giorno buono. Sempre che al Poetto, come a Ischia o a Milano Marittima il sabato non sia considerato festivo a tutti gli effetti. Domenica, no, non è opportuno: c’è anche la finale dei Mondiali a catalizzare l’attenzione generale. Due appaiono come ipotesi concrete: che Porcedda acceleri i tempi e chiuda l’operazione nei primi giorni di questa settimana o che rimandi il tutto a lunedì 12 luglio. Dopo, sarebbe impossibile tenere a freno i soliti sospetti.