La Serie A non crede nei nostri giovani: meglio sacrificarli alle plusvalenze
DELUDE ANCHE L'ATALANTA - Nove club su venti di Serie A non hanno mai schierato in questo torneo giocatori usciti dai propri settori giovanili. Non necessariamente giovani, non per forza italiani. Ma ragazzi che, come da criteri Figc, abbiano passato almeno 3 anni nel vivaio. Tra queste, anche la Juventus - ha in organico Rugani e Kean, ma non li ha mai impiegati - e l’Inter, la quale ha però in rosa solo il terzo e quarto portiere, Berni e Di Gennaro, cresciuti alla Pintina. Molti club hanno deciso di scaricare i propri giovani con l'obiettivo di centrare plusvalenze facili, le stesse su cui sta indagando Procura della Figc.
IN POCHI SI SALVANO - Curioso che nell’elenco dei "cattivi" finisca l’Atalanta: il vivaio è rinomato, ma l'unica promozione in prima squadra va trovata nell’attaccante Barrow, che nelle giovanili bergamasche ha passato giusto 18 mesi, di cui solo 12 da tesserato. Discorso analogo per Okwonkwo del Bologna e Kiyine del Chievo: complicato definirli giocatori cresciuti con queste squadre. Sono pochi i club da 'salvare': il Milan di Cutrone, Donnarumma e Calabria più la Roma di De Rossi, Pellegrini e Florenzi. Ci sono anche la Lazio di Strakosha e delle comparse Murgia e Cataldi e il Cagliari di Sau e Barella. Le altre fanno poco. O nulla.