Ghirardi cede il Parma, chi si nasconde dietro alla cordata russo-cipriota?
L'esclusione dall'Europa League (a beneficio del Torino) per il ritardo dei pagamenti Irpef ha segnato la fine dell'avventura di Tommaso Ghirardi alla guida del Parma. Il patron ducale aveva minacciato l'addio già in estate, salvo poi tornare sui suoi passi ma, alla prima occasione utile ha deciso di dire addio alla società emiliana. L'annuncio è arrivato domenica alla vigilia del match contro la Lazio, quando l'ad Leonardi ha annunciato che la società era stata ceduta ad una cordata russo-cipriota con "soddisfazione da ambo le parti". Al momento non è ancora chiara l'identità dei nuovi proprietari, anche se si vocifera che ci sia il petroliere albanese Rezart Taci dietro all'operazione, nè per che cifra sia stata ceduta la società, iniscrezioni parlano di 8 milioni a cui vanno aggiunti i debiti del club, l'unica cosa certa è che sarà l'avvocato Fabio Giordano a ricoprire la carica di vicepresidente e a fare da tramite tra la squadra e i nuovi proprietari.
IL PETROLIERE - Quando si parla di società in vendita è sempre in agguato Rezart Taci. Nato nel 1971 in Albania ha fatto fortuna grazie alla compagni Taci Oil, compagnia petrolifera leader nel paese delle aquile; in passato è stato accostato ai processi di acquisizione che hanno riguardato Milan (salvo poi limitarsi ad una partnership commerciale della durata di un anno), Bologna e Genoa. Il petroliere era già stato vicino all'acquisizione della società ducale nel mese di novembre, salvo poi tirarsi indietro all'ultimo minuto. Secondo quanto si apprende da La Gazzetta dello Sport, il mistero che aleggia intorno al nome dei nuovi proprietari non fa altro che alimentare il sospetto che Taci abbia trovato dei soci operanti nel settore petrolchimico e abbia dato l'affondo decisivo per entrare finalmente nel mondo del calcio italiano.
PRECEDENTI STRANIERI - Il Parma diventa quindi il trezo club di Serie A in mani straniere dopo Inter e Roma. Il club giallorosso, dopo estenuanti trattative è finito nelle mani dell'americano James Pallotta nell'agosto del 2011, ma prima che il club venisse acquistato dall'imprenditore di Boston si era fatto avanti anche il fondo qatariota Aabar, seguito a ruota dal Re delle cliniche Gianpaolo Angelucci. Prima che Pallotta rilevasse la quota residua di Unicredit, il neo presidente americano era stato avvicinato dallo sceicco Adnan Quaddumi, interessato a quote di minoranza giallorossa. L'ambiente romanista era stato travolto dall'entusiasmo per l'ingresso in società di nuovi capitali, entusiasmo tramutato in grande delusione una volta scoperto che il giordano residente nella provincia di Perugia non era in possesso del capitale necessario per entrare nel pacchetto azionario della Roma ma, anzi, conduceva una vita modesta nella provincia umbra. Nel novembre 2013 era invece toccato a Massimo Moratti cedere la quota di maggioranza dell'Inter a Thohir, ma prima di giungere all'accordo con il magnate indonesiano il patron nerazzurro aveva visto fallire la trattativa con i cinesi della China Railway Construction Corporation. L'ultimo club in ordine di tempo a finire in mano straniere è stato il Bologna con il newyorkese Joe Tacopina che, dopo una breve esperienza nel CdA della Roma, lo scorso ottobre ha deciso di impossessarsi del club felsineo supportato dal canadese Joey Saputo. E' ancora avvolto dal mistero invece il caso legato al Bari, la società dopo il fallimento della gestione Matarrese ha proclamato l'autofallimento ed è stata messa all'asta. Dopo alcuni tentativi andati a vuoto per mancanza di acquirenti, la società pugliese è stata ceduta per 4,8 milioni di euro all'ex fischietto di Serie A Gianluca Paparesta. Dopo sette mesi dall'acquisizione della società i veri proprietari non hanno ancora un nome, con un gruppo di irlandesi legati alla compagnia aerea Ryan Air come ipotesi più probabile, anche se smentita in più occasioni. Prima del lieto fine, però, i tifosi del Bari erano stati ingannati da Tim Barton, fantomatico imprenditore texano interessato all'acquisto della società pugliese nell'estate del 2009. La famiglia Matarrese aveva condotto una lunga trattativa e strappato un accordo per 25 milioni, Barton inoltre si era detto disponibile ad investire 50 milioni sul mercato per riportare il Bari ad altri livelli. Accolto in città come un eroe il texano si era però tirato indietro al momento delle firme. Una volta appreso che il business collaterale (costruzione di villette intorno al san Nicola ed energia fotoltaica di produrre e vendere) era difficilmente attualizzabile aveva deciso di tagliare la corda e ritornare in America.