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    La Serie A con lo Spezia e il sorriso ritrovato, Scuffet a CM: 'E' la mia rivincita! Quel no all'Atletico Madrid...'

    La Serie A con lo Spezia e il sorriso ritrovato, Scuffet a CM: 'E' la mia rivincita! Quel no all'Atletico Madrid...'

    • Francesco Guerrieri
    La promozione in Serie A dello Spezia passa anche dalle mani - letteralmente - di Simone Scuffet: 14 clean sheet in campionato. Quella porta chiusa a doppia mandata più e più volte: “E' una bella soddisfazione personale, il risultato del lavoro di tutta la squadra dopo tante partite in cui abbiamo difeso fino all'ultimo minuto” racconta Scuffet a Calciomercato.com. Classe 1996, sorriso ritrovato dopo un paio di stagioni sfortunate: "Una rivincita personale dopo anni in cui non sono stato preso in considerazione". Il portiere si toglie qualche sassolino dalla scarpa: "L'anno scorso avevo fatto buone partite a Udine, poi è arrivato il cambio con Musso che era tornato dall'infortunio e sul quale aveva puntato la società. Ma non sono stato valutato per quello che valevo". A gennaio il trasferimento in Turchia al Kasimpasa, l'anno scorso il ritorno in Italia da protagonista con lo Spezia dove... "Tornerei volentieri se ci fosse la possibilità". Poi, precisa: "Senza però escludere a prescindere altre alternative". Il cartellino è dell'Udinese e il diritto di riscatto a un milione di euro è scaduto il 19 agosto, ma i club potrebbero comunque mettersi a tavolino per trovare una soluzione che vada bene a tutte le parti. In attesa di sviluppi sul futuro, Scuffet ci racconta una stagione piena di emozioni.

    Una promozione in bilico fino alla fine. Cosa le è passato per la testa negli ultimi minuti della finale playoff col Frosinone?
    "Quando ti guadagni le cose fino all'ultimo sono ancora più belle, e te le godi di più. C'era tanta sofferenza, sembrava una partita infinita. Loro spingevano perché non avevano nulla da perdere, noi difendevamo e a 30 secondi dalla fine Vignali ha fatto un gran salvataggio".

    Quant'è stata importante la carica dei tifosi che sono venuti a incitarvi sotto l'albergo prima della partita?
    "Molto. L'avevano già fatto prima della semifinale di ritorno col Chievo dopo aver perso 0-2 all'andata. E' importante sentire il calore della città: le duemila persone che ci hanno accompagnato fino allo stadio con i motorini sostenendoci da fuori ci hanno dato una grande spinta".

    Quando avete iniziato a crederci davvero?
    "Io dal primo giorno che sono arrivato sentivo parlare il mister di promozione. Nonostante tutti ci davano nella parte medio-bassa della classifica, lui diceva che saremmo potuti arrivare tra i primi posti. L'inizio di campionato è stato difficile, dovevamo raggiungere altri obiettivi prima di pensare alla Serie A; poi, all'inizio del girone di ritorno abbiamo vinto partite importanti che ci hanno dato fiducia. Avevamo iniziato a puntare al secondo posto, e per un po' ci siamo anche stati".

    Com'è stata l'esperienza in Turchia al Kasimpasa?
    "E' arrivata in un momento in cui a Udine non avevo futuro e dovevo andare via. Non sarei rimasto lì. Quello turco lo considero un campionato di livello, forse il sesto europeo dopo quelli top. E' stata un'esperienza positiva nella quale ho visto come vivono il calcio all'estero, c'è meno pressione rispetto al nostro Paese".

    Poi l'arrivo allo Spezia e la promozione in A. Qual è stato il segreto di questa squadra?
    "L'unione del gruppo. Avevamo un'età media molto bassa, i giocatori più grandi ci hanno dato l'esempio standoci vicino anche quando non giocavano. Era una squadra dove non c'erano prime donne e rappresentata da capitan Terzi, che quando rimaneva fuori andava in panchina senza mai dire una parola fuori posto. Anzi, era il primo a dare consigli e a incitare la squadra".

    Che rapporto ha con l'allenatore, Italiano?
    "E' una persona diretta, che quando c'era qualcosa da dire l'ha sempre fatto. Gioca un calcio propositivo e non si accontenta mai del pareggio, alcune volte vorrebbe scendere lui in campo. La sua idea è quella di costruire l'azione sempre dal basso, anche quando non ci sono i presupposti: per questo abbiamo avuto qualche confronto, ma sempre pacifico. Alcune cose, dalla panchina, non si percepiscono come dal campo".

    La società ha deciso di confermarlo anche per la prossima stagione.
    "Hanno fatto bene, è una scelta intelligente. Vincendo tre campionati di fila si è meritato la chance di rimanere in Serie A, ora mi auguro possa far bene. Sono contento di non averlo deluso quando mi ha dato l'occasione di giocare titolare".

    La parata più bella che ha fatto durante la stagione?
    "All'ultimo minuto contro la Salernitana nel girone d'andata: cross in area, respinta della difesa, tiro da fuori diretto all'angolino ma io mi sono allungato deviandola sul palo con la punta delle dita. Era l'ultima gara prima della sosta natalizia, quella vittoria ci ha dato lo slancio per ripartire con fiducia e anche un giorno in più di vacanza".

    C'è un giocatore che in allenamento non le faceva mai gol?
    "Spesso a fine giornata il mister si fermava a calciare in porta da fuori area. Ha un grandissimo piede, cercavo sempre di non prenderne più di due, puntando a tenere la porta inviolata. E ci riuscivo anche".

    Quanti anni aveva la prima volta che si è messo in porta?
    "Sei, ma non ho ricordi lucidissimi. Ero nella squadra del mio paese, dal primo giorno in cui sono arrivato mi sono messo tra i pali".

    Modelli ai quali si ispira?
    "Per chi ha la mia età il punto di riferimento è Gigi Buffon, per più di vent'anni ha fatto qualcosa d'impressionante. Oltre ad averlo affrontato da avversario, ho condiviso con lui un ritiro della Nazionale e gli ho chiesto qualche consiglio. Soprattutto sull'aspetto psicologico: mi ha detto di mantenere sempre l'equilibrio, in particolare nei momenti negativi".

    Si è parlato molto della sua scelta di rifiutare l'Atletico per restare a Udine. 
    "La verità è che ero contento di rimanere perché speravo di continuare a giocare titolare. Se avessi saputo come sarebbe finita avrei preso altre decisioni. In quel momento però sentivo di aver fatto la scelta giusta perché non mi avevano detto che non avrei più giocato. Poi è arrivato Karnezis e Stramaccioni ha puntato su di lui".

    Ha mai pensato come sarebbe andata se fosse andato a Madrid?
    "No, è inutile pensarci ora. Ogni giorno si fanno scelte che possono cambiare la vita".

    All'Udinese ha visto passare tantissimi giocatori, c'è qualcuno che pensava arrivasse in alto ma poi si è perso?
    "Alcuni hanno preso strade diverse, ma, al contrario, ricordo che Bruno Fernandes, oggi al Manchester United, era criticato dai tifosi ed è stato mandato via; Zielinski è andato in prestito all'Empoli perché non giocava".

    Si sente ancora con qualche suo ex compagno?
    "Con i ragazzi usciti dal settore giovanile dell'Udinese siamo rimasti in contatto. Con Alex Meret, per esempio, ci siamo conosciuti da bambini e ancora oggi quando riusciamo ci vediamo e usciamo insieme".

    @francGuerrieri

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