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    La Roma vince da provinciale, il Frosinone sembra una big: Lukaku è mezza squadra

    La Roma vince da provinciale, il Frosinone sembra una big: Lukaku è mezza squadra

    • Renzo Parodi
    Nell’Olimpico gonfio di folla, di umori e di amore, Romelu Lukaku fa gol lanciando il salvagente all’illicenziabile José Mourinho e apre la strada alla Roma verso la vittoria sul Frosinone e verso una posizione di classifica meno umiliante. Quasi allo spirare del match, il capitano Lorenzo Pellegrini metterà il timbro alla vittoria giallorossa con un bel gol, proprio un istante prima di essere sostituito causa benzina finita da Aouar. Se il calcio fosse il pugilato il Frosinone avrebbe vinto ai punti. Ma il calcio è il calcio e vince chi fa gol. La Roma ha racimolato i tre punti giocando con umile applicazione, da provinciale direi, accettando la supremazia di gioco dell’avversaria, chiudendosi nella propria trequarti campo non appena passata in vantaggio (21’ del primo tempo) per sfruttare l’ottima vena di Dybala (suoi gli assist dei due gol) e il sacrificio tattico e podistico di Pellegrini. Con Lukaku, peraltro spesso abbandonato a sé stesso nella sofferta ripresa giallorossa, allorché la squadra di Mou aveva rinunciato a giocare, affidandosi alle ripartenze concesse in campo largo dal Frosinone, costretto a concedere spazi nel tentativo di rimontare. Se avessero un attaccante all’altezza del resto della squadra i Ciociari potrebbero coltivare sogni ambiziosi. Ma anche così la mano di Di Francesco si vede. Eccome. L’ex calciatore ed allenatore romanista sperava di liberarsi dalla carie che lo tormenta da quando venne licenziato nonostante il terzo posto e la semifinale di Champions. Gli è andata male e tuttavia gli rimane la soddisfazione di aver dimostrato che in panchina ci sa fare anche più del celebratissimo rivale portoghese.

    La zampata mancina di Lukaku, su assist al bacio di Dybala, azionato dal rilancio profondo di Mancini, mette il sigillo al primo tempo di una Roma ancora visibilmente sotto choc per via della batosta genovese. Poco gioco, molti, troppi lanci lunghi da dietro sul Mandingo barbuto, Dybala e Pellegrini a dannarsi l’anima per “legare” tra centrocampo e attacco, un mare di facili disimpegni dal basso falliti. Per buona fortuna di Mourinho il lungagnone Cuni, schierato al centro dell’attacco frusinate, si divora due gol battezzando l’esterno della rete di Rui Patricio, a cavallo del break del colosso. Bel Frosinone, comunque, manovra fluida, i giocatori si scambiano ruoli e posizioni in campo rendendo la vita difficile a Bove e Paredes, nonché ai difensori romanisti. Barrenechea, Soulé e Mazzitelli (costui romano e romanista) giocano mille palloni, gli esterni bassi Okoli e Oyono spingono a tutta forza, se Lukaku vestisse la maglia del Frosinone le cose andrebbero a rovescio. La Roma insomma deve ringraziare Big Rom, se inopinatamente, esaurita la fiammata iniziale (tre corner battuti di fila) va in vantaggio all’intervallo. Lukaku è mezza squadra e regge da solo in peso dell’attacco.
    Il Frosinone paga pegno anche perché inciampa nell’infortunio di Romagnoli, vigile guardiano di Lukaku (aveva iniziato già acciaccato) e con l’ingresso di Brescianini a centrocampo, e arretramento di Monterisi, torna al prediletto 4-3-3- di Di Francesco. Abbandonando l’iniziale 4-3-2-1.

    Poco da segnalare in termini di palle-gol, oltre alle due chances malamente sprecate da Cuni: un mancino al fulmicotone di Lukaku assorbito dai pugni di Turati e molto possesso palla del Frosinone che non trova sbocchi in area di rigore. L’arbitro Marchetti perdona Mazzitelli, entrata durissima su Dybala, l’intervento aveva meritato il giallo. Per il resto, ordinaria amministrazione e le solite, eccessive e ingiustificate proteste di qua e di là. Non si era detto che gli arbitri non le avrebbero più tollerate, signor designatore Rocchi?
    Monocorde e meno divertente la ripresa. Frosinone gioca fraseggia e mangia campo alla Roma, ma non conclude mai verso la porta di Rui Patricio. Dybala si carica sulle spalle la sua squadra e ispira le repliche non frequenti ma puntute dei giallorossi. Al 12’ con una magia dalla linea di fondo l’argentino costringe Monterisi a sfiorare l’autogol e subito dopo impegna in uscita  rotoloni l’agile Turati. Mancini rifila una gomitata in volto a Mazzitelli (vecchie ruggini?) ma l’arbitro non vede e non provvede.

     Entrano Cheddira e Caso per Cuni e Baez, forze fresche per l’assalto finale del Frosinone.- Mou risponde tirando fuori l’esausto Karsdorp per Kristensen. La trama del match non cambia, il Frosinone gioca, palleggia e tenta l’affondo, la Roma fa muro e tenta qualche sporadica sortita. Quasi allo scadere dei 90’, Dybala pennella dalla trequarti mancina un calcio di punizione sul palo lungo di Turati sulla parabola golosa si avventa l’esausto Pellegrini (stava per essere sostituito da Aouar) e sbatte nel sacco il pallone del raddoppio. Il Var certifica la sua posizione regolare. Ovazione, meritata, per il capitano, uno dei pochi giallorossi ad aver interpretato alla perfezione la partita. C’è tempio anche per un curioso fuoriprogramma, l’arbitro Marchetti cade a terra contuso in uno scontro fortuito con Aouar. Massaggiatori in campo a prendersi cura del polpaccio dolorante e dopo 3’ si riprende a giocare per otto minuti oltre il 90’. A quel punto la gara aveva già detto tutto quello che aveva da dire. Mou si applaude e se ne va in pace. I Friedkin padre e figlio in tribuna tirano un sospirone di sollievo.

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