La ridicola estate dei certificati medici e dello 'stress da calciomercato'
Sembra che un’epidemia abbia contagiato molti giocatori, facendoli ammalare tutti insieme, col medesimo risultato: non si presentano agli allenamenti. I medici sociali recatisi prontamente, insieme a quelli delle varie Asl, nelle abitazioni degli atleti, si aspettavano di vederli allettati, col termometro in bocca, in preda a convulsioni. E invece no. Non li hanno trovati. Uno era a Montecarlo, l’altro a Barcellona, il terzo in una ridente località di montagna. Insomma non hanno trovato nessuno. La colpa è loro, dei medici, perché non hanno letto bene il certificato inviato dai giocatori indisposti. Un certificato scritto in copia, con una sola magica parola: STRESS. Per vincere lo stress e guarire non possono restare fermi, ma devono, giocoforza, distrarsi e rilassarsi, uscire dalla diabolica routine casa-allenamenti a cui sono sottoposti.
Ci sono, diciamocelo, un sacco di giocatori stressati, costretti ad una vita durissima, a stipendi da fame, a vessazioni inaudite, che, dopo una magra e deprimente vacanza non se la sentono più di tornare a correre, scattare, saltare ostacoli da 60 centimetri e toccare ripetutamente quella cosa tonda detta pallone. Un lavoro massacrante.
La stessa paura contagia i loro volonterosi assistenti che rispondono al nome di procuratori, stressati anch’essi. Troppi presidenti disumani col contratto in mano, troppi allenatori che non garantiscono almeno 30 partite all’anno, troppo dolore per ragazzi di 20 anni o poco più. Loro, gli agenti, si sentono anche un po’ padri e quindi responsabili di un futuro terribile: un altro anno nella stessa squadra, allo stesso stipendio! Non scherziamo: è roba da Amnesty International o Medici Senza Frontiere!
Così, raccolto finalmente il coraggio, hanno la forza di sottoporre i loro assistiti ad una approfondita visita da un coraggiosissimo medico, che alla fine dopo innumerevoli esami, emette il responso: STRESS.
Un medico è stato ancor più preciso. Si trattava di STRESS DA CALCIOMERCATO, una sindrome dolorosissima che può guarire solo dopo un trasferimento immediato con relativo sontuoso contratto. Una cura difficile e dolorosa a cui il paziente deve avere la volontà di sottoporsi senza cedere alla tentazione di tornare ad allenarsi con la vecchia squadra pur di non vivere nella patologia devastante dell’incertezza.
Una volta nella nuova squadra, se le cose non dovessero andare bene, gli atleti potranno sempre tornare dal loro medico di fiducia per un certificato, dopo visite lunghe ed esami complicati, di stress da parcheggio o stress da palleggio. Restare quindi a casa (o girare per il mondo) senza rischiare quelle inique sanzioni alle quali qualcuno vorrebbe sottoporli e senza rischiare brutte figure sul campo ( con la testa stressata non si va lontano) che potrebbero compromettere un futura carriera ricca, soprattutto, di certificati medici.