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  • La riammissione del Lecco è sacrosanta. Se confermata, bisognerà aprirgli un’altra finestra di mercato

    La riammissione del Lecco è sacrosanta. Se confermata, bisognerà aprirgli un’altra finestra di mercato

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Non è ancora finita, ma siamo già a buon punto. Il Lecco, vincitore dei play off della serie C, ed escluso per un vizio di forma, è stato riammesso dal TAR del Lazio al campionato di Serie B che ha legittimamente conquistato sul campo. Ora resta l’ultimo passaggio, ovvero il Consiglio di Stato che si esprimerà il 29 agosto, quando il torneo sarà cominciato con una X e una Y in luogo di Lecco (per l’appunto) e Reggina (la sostituirebbe il Brescia).

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    Non credo che sia necessario essere tifosi del Lecco per sperare nella restituzione definitiva della categoria. La squadra ha vinto sul campo e non ha commesso irregolarità sportive o amministrative. Ha solo inviato in ritardo l’indicazione dello stadio dove avrebbe giocato le gare casalinghe. La ragione è che il prefetto di Padova (la città scelta dal Lecco), era in tutt’altre faccende affaccendato e il ritardo all’autorizzazione l’ha provocato lui.

    Così, oltre al danno (Padova è nel Veneto e dista 230 chilometri da Lecco), tifosi, dirigenti, calciatori, allenatore lombardi hanno subito, per fortuna in maniera temporanea, l’esclusione da tutti i campionati. Sì, perché con un errore del genere, non perdi solo il diritto alla promozione, ma anche quello di reiscriverti in serie C. Una follìa.

    La decisione di ieri, ancorché non definitiva, porta qualche elemento di conforto a chi ancora crede che lo sport sia competizione reale e non confronto nelle aule dei tribunali. Va da sé, tuttavia, che il Lecco, comunque vada a finire, sarà o vittima della più colossale ingiustizia degli ultimi cinquant’anni di calcio o un club che non ha potuto fare mercato perché non sapeva né se avrebbe giocato, né in quale categoria.

    Ragione per cui la Lega di Serie B farebbe bene a mantenere aperta una finestra di mercato a chi conoscerà la sua sorte definitiva solo a fine agosto. Un pasticcio colossale di cui anche la Federazione, con le sue norme obsolete, è stata artefice: è ora di cambiare. Se non gli uomini, almeno le leggi.

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