La resa di Totti al 'nemico' di sempre, Spiderman, Batman e Rudi Garcia...
Ho aspettato. Ascoltando e riascoltando le dichiarazioni di Francesco Totti al canale ufficiale del club. Ci ho riflettuto su a lungo per non farmi prendere dalla pancia e ho ripensato a quante volte il Capitano ci abbia messo la faccia mettendo una pezza sulle altrui mediocrità. Tante. Ricordate? Bufera in città, tifosi sull'orlo di una crisi di nervi, se ne usciva il Capitano e improvvisamente tornava la calma perchè in fondo parlava l'unico Re riconosciuto dalla monarchia pallonara romanista. Solo che quel Capitano lì, poi la domenica scendeva dal trono, andava in campo e, sistematicamente, con i fatti superava le chiacchiere regalando sogni e magia. Faceva parole, Totti, ma anche i fatti.
Ora, fa solo le parole perchè ha smesso di giocare. E ieri ne ha dette alcune perlomeno discutibili. Non c'era certo bisogno della sacra parola dell'ex Capitano per capire che «La Juventus fa un campionato a parte, è inutile nasconderlo. È fuori concorso. Noi dobbiamo giocarne un altro con Milan, Inter, Napoli e Lazio, questa è la realtà». Proprio lui, che ha scelto di non scegliere la gloria di Madrid o di qualche squadrone del Nord, pur di provare a vincere qui contro tutto e tutti, ha posato in terra spada e scudo chinando la testa di fronte alla Juve, manco fosse il gallo Vercingetorige davanti a Cesare. Lui, quello del “quattro a casa” sventolato sotto al naso di Igor Tudor anni fa. Lui che ha sempre vissuto i ko con la Juve come un'ingiustizia macchinosa e le vittorie come un modo per ristabilire la democrazia nel pallone. Detto che nello sport le dichiarazioni di resa mi atterriscono a prescindere, certo non ci voleva Francesco Totti per capire che la Juventus è di un altro pianeta. E non venitemi a dire che è stato sincero e realista: non è questo il mestiere del dirigente. E non credo ci sia tifoso che, realisticamente, possa mettere sullo stesso piano Juve e Roma. Poi, certo, fortunatamente i miracoli accadono, sennò non si parlerebbe di magia del pallone.
Mi disturba parecchio, invece, il senso di rassegnazione che è ormai proprio dell'universo pallottiano. Sono convinto e non lo sono soltanto io, che al proprietario della Roma interessino soltanto lo stadio e le ricche plusvalenze. E sottolineo: non c'è nulla di male, l'importante è essere chiari. Totti, in fondo, lo è stato inquadrando l'obiettivo della qualificazione Champions (che porta un sacco di soldi nelle casse pallottiane). Però, ora, vorrei che entraste con me nella macchina del tempo per tornare al 30 maggio 2015.
Quel giorno, Rudi Garcia disse: “La Juve? Loro sono fuori concorso, irraggiungibili. Noi siamo stati i primi del nostro campionato ed è per questo che sono fiero dei miei ragazzi. La Juventus ha l'abitudine di vincere. Sono una potenza sportiva, economica e psicologica molto più importante della nostra; hanno uno stadio di proprietà e tanti soldi dalla Champions. Penso che il gap sarà ancora maggiore l'anno prossimo ma questo non cambia le nostre ambizioni”.
Detto che sul gap, è stato buon profeta, si gridò allo scandalo per quelle dichiarazioni di resa di Garcia. Proprio lui che aveva ridato lustro e dignità alla Roma dopo la maledetta finale di Coppa Italia con la Lazio. E in molti (moi aussi...) circoscrivono l'inizio della fine del rapporto con la Roma proprio in quell'uscita verbale che, si dice, fece infuriare Pallotta e i dirigenti, perchè anche se è vero, mai si deve ammettere la superiorità del nemico (dei tifosi) juventino. E poi, il francese ci mise la faccia e la carriera dichiarando, sette mesi prima, che avrebbe vinto lo scudetto. Uscita che paga ancora da queste parti.
Tre anni e qualche mese dopo, quelle dichiarazioni escono placide da uno dei simboli trigoriani dell'antijuventinismo. Nell'immaginario giovanile (e non solo) e soprattutto nel mio, fan degli eroi DC comics e Marvel, è come se Spiderman andasse in vacanza con Goblin o Batman desse le chiavi della Bat-Mobile al Joker per andarsi a fare un aperitivo a Gotham City.
P { margin-bottom: 0.21cm; }