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    La programmazione del Bayern uno schiaffo alla Superlega, ecco perché è giusto pagare 25 milioni per Nagelsmann

    La programmazione del Bayern uno schiaffo alla Superlega, ecco perché è giusto pagare 25 milioni per Nagelsmann

    • Luca Fazzini

    L'indiscrezione della Bild, lanciata alle 10.05 di ieri, ha fatto il giro del mondo senza nemmeno il tempo di una riflessione. Sì, perché alle 10.40 era già tutto ufficiale. La nota del Lipsia ha preceduto il comunicato del Bayern Monaco: Julian Nagelsmann si trasferisce in Baviera per i prossimi cinque anni. Ma fin qui restiamo nell'ambito dell'annuncio, niente di nuovo. E a fare notizia non è l'avviso arrivato a metà stagione, in Germania è consuetudine: si pensi al passaggio di Rose dal Gladbach al Dortmund ufficializzato a metà febbraio o, ancor prima, allo stesso Nagelsmann nel trasferimento dall'Hoffenheim al gruppo Red Bull. La vera notizia, infatti, risiede nei 25 milioni della clausola sborsati dal Bayern Monaco per liberarlo. Lo ha confermato, nemmeno troppo velatamente, l'ad del Lipsia Oliver Mintzlaff: "Questo forte desiderio di Julian di allenare il Bayern ha fatto sì che, dopo intense discussioni, abbiamo deciso di aprire la porta qualora determinate condizioni fossero state soddisfatte. Siamo riusciti a farlo durante i colloqui con i responsabili del Bayern, in modo da poter realizzare le nostre aspettative finanziarie".

    ELOGIO DELLA PROGRAMMAZIONE - I 25 milioni di euro fanno riflettere, devono far riflettere. Senza l'esigenza di indignarsi e senza cadere nel rischio di confondere troppi temi. Nagelsmann diventa, immediatamente e inevitabilmente, il tecnico più pagato. Il pluripotente Bayern, spiazzato dalle improvvise dimissioni di Flick, si è guardato intorno e ha scelto all'istante, senza esitazioni, il meglio in Bundesliga, rigorosamente tedesco, dando continuità alla scelta di abbandonare la pista estera dopo l'esperienze di Ancelotti, Guardiola e Kovac. Un saccheggio? Forse sì, ma il punto non è questo. Bensì la capacità di affondare il colpo a pochi giorni dalla fuga di Flick: dominatori e potenti, ma anche organizzati e capaci di agire con mosse in controtendenza con quanto vediamo troppo spesso nel nostro campionato. Una decisione che ricalca i tanti interventi sul mercato: dai 72 milioni versati al Dortmund per Gotze e Hummels ai 42 recentemente sborsati allo stesso Lipsia per Upamecano. Polo centrale che calamita i talenti della Bundes, ma li paga a peso d'oro. Escluso Goretzka, l'ultimo parametro zero strappato a una tedesca, ​Lewandowski, risale a 7 anni fa. Ma le ingenti spese non piovono dal cielo, anzi. Sono accompagnate da programmazione e idee chiare, abbinate a un bilancio perfetto. All'interno di un sistema calcio non viziato da plusvalenze, scandito da pagamenti regolari, dove sul mercato raramente vengono sbagliati colpi. E così agli investimenti precedenti si associano sagge scelte come gli 8,50 milioni pagati per Kimmich o gli 8 per Gnabry. E lo stesso vale per Alphonso Davies, pescato in Canada per 10 milioni di euro e decisivo tanto nella Champions dell'anno scorso quanto nel futuro, di cui sarà padrone sulla fascia sinistra. Facendo così slittare Lucas Hernandez - per il quale sono stati sborsati 80 milioni, senza rovinare i bilanci - a centrale al posto del partente Alaba. Richieste troppo alte e niente accordo per il rinnovo? Grazie per tutto, ma buona avventura altrove

    I BILANCI FANNO INVIDIA ALLA SUPERLEGA - Di contro c'è chi, memore della questione Superlega, ricorda le recenti parole di Kalle Rummenigge, CEO del Bayern. Che, estraneo al torneo delle 12 scissioniste, spiegava: "La soluzione è ridurre i costi. Ma la strada non può essere quella di incassare sempre di più e pagare sempre di più giocatori e agenti". Una diretta frecciata alle montagne di debiti delle rivali europee. La mossa Nagelsmann, così, è il simbolo di un progetto basato su programmazione e investimenti intelligenti. I fatti della scorsa settimana hanno mostrato una volta di più come a comandare, ormai, siano i soldi: in Baviera potevano forse evitare la lezione morale, vista l'abitudine a saccheggiare le rivali di Bundesliga. Ma dato per appurato - piaccia o no - che a comandare è (soprattutto) il denaro, incassato anche a causa della morte di quel calcio popolare tanto invocato, avere soldi non è un peccato e spendere non è un atto da condannare a prescindere. Trattasi di possibilità finanziarie. Basta guardare i numeri: 28 bilanci in utile consecutivi. Compreso l'ultimo, che ha resistito alla morsa del Covid, chiuso con 698 milioni di ricavi e 9,8 milioni di utile. Rimane la netta differenza con le rivali tedesche, così come la sensazione di essere un'ammazza-campionati. Ma dietro il no alla Superlega ci sono ragionamenti più profondi, accompagnati dalle ottime figure in campo europeo. Trionfo con sole vittorie lo scorso anno, uscita a testa altissima quest'anno per mano del potentissimo Psg. Contro cui non ha mai smesso di proporre gioco, in due gare entrate di diritto nella storia recente della competizione. 

    TECNICO MODERNO - Fiducia ai giovani, dunque. E l'affare Nagelsmann ne è la perfetta dimostrazione: a 33 anni e mezzo sbarca su una delle panchine più prestigiose al mondo. Lui che a 28 anni e nemmeno 7 mesi venne catapultato alla guida dell'Hoffenheim, anticipando la promozione a causa dei problemi fisici di Huub Stevens. E pensare che di allenare, il giovane Julian, proprio non ci pensava. Carriera da giocatore anticipatamente chiusa a 21 anni per un problema al ginocchio, vita dedicata all'università: economia prima, scienze motorie poi. Fino alla chiamata delle giovanili del Monaco 1860 che "subito ha fatto tornare la febbre del calcio, mi sono messo a studiare per diventare allenatore". Gli inizi sono amatoriali: "Andavo alle partite con mia moglie, una telecamera e un blocco per gli appunti. Nient'altro. Oggi sarebbe impossibile analizzare una partita in questo modo" ha raccontato. E ha ragione, perché ora il suo ruolo comprende telecamere, droni, maxischermi per analizzare i movimenti e mostrare gli errori ai suoi calciatori. Una passione che lo ha portato, in piena notte, "a svegliarmi spesso: spavento mia moglie perché, nel sonno, urlo indicazioni tattiche a qualche giocatore. Non me ne rendo conto, me lo racconta lei il giorno dopo un po’ infastidita". Guai, però, a pensare che segua rigidamente solo la teoria. Tutt'altro: Nagelsmann cambia in continuazione il sistema di gioco, alternando con facilità la difesa a 3 con quella a 4, l'attacco a 3 con l'unica punta e adattandosi all'avversario. "Se vuoi competere con le big devi imparare ad accettarlo" ha spiegato "a meno che tu non sia il Bayern, con individualità talmente forti da poter fare sempre la stessa cosa". 

    QUANTO VALE UN ALLENATORE? - Eccola, ora, la chiamata del Bayern. Che punta su di lui e sul suo modo di fare calcio: recupero palla, pressing, velocità e intensità abbinati alla volontà di costruire dal basso. Senza, tuttavia, renderla un'ossessione: se non è possibile o funzionale, spazio al gioco in verticale o al lancio lungo. Così ha modellato il suo Lipsia, convincendo il Bayern a sborsare 25 milioni di euro. Sì, quasi come un giocatore, sollevando un dibattito che sottolinea una volta di più quanto, nel calcio moderno, la figura dell'allenatore sia diventata ulteriormente importante. Se per un calciatore si pagano anche 80 milioni, perché non spenderne 25 per un allenatore, il deus ex machina? Passato dalla seconda alla prima forza tedesca, senza liti e oltretutto con la stagione ancora da concludere. Pagando, sì. Ma cosa succederebbe in Italia? Sarri è stato costretto a un anno di esilio pur di non fare il salto diretto da Napoli a Torino, le polemiche sul nerazzurro Conte sono durate mesi nonostante gli anni di distanza dalla Juve e a Napoli si è preferito tenere in panchina 6 mesi Milik piuttosto che cederlo a una rivale italiana. Altra cultura, un innovatore come protagonista: lo studioso Julian è (già) pronto per l'esame Bayern. Da affrontare, probabilmente, senza la giacca di rappresentanza ma con una sportiva e colorata felpa Nike, che per la prima volta ha deciso di legarsi direttamente a un allenatore con un contratto di sponsor. Anche questo è Julian Nagelsmann. Sì, probabilmente vale la pena spendere quei 25 milioni...

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