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    La nuova Italia ha fretta di stupire: batte l’Ungheria e va in testa al girone

    La nuova Italia ha fretta di stupire: batte l’Ungheria e va in testa al girone

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    L’Italia è da rifare, ma quella che abbiamo visto già nella partita con la Germania, più qualche rientro eccellente (vedi Spinazzola e Barella), basta e avanza per battere l’Ungheria di Marco Rossi e volare in testa da sola al girone di ferro, che comprende anche l’Inghilterra (due partite e un misero punticino raccattato su rigore, ieri sera, in casa dei tedeschi). E’ vero che il risultato dice solo 2-1, ma gli Azzurri hanno giocato di più e meglio dell’avversario, colpito una traversa, creato occasioni in quantità ed espresso un piacere di giocare che, per lunghi tratti, ha vellicato l’autostima recentemente perduta.

    Ora la Nations League non vale propriamente come la qualificazione al Mondiale e non è neanche lontanamente il surrogato di un Europeo. Però, a quelli come noi che, pur essendo campioni continentali in carica, staranno fuori dal Mondiale per la seconda volta consecutiva, queste partite servono per lenire le ferite e organizzare il futuro. E essere, per ora, davanti all’Ungheria e, soprattutto, a due nazionali che in Qatar ci andranno (Germania e Inghilterra per l’appunto) fa bene al cuore e al cervello.

    Non so se Roberto Mancini sorrida o recrimini. Fatto sta che, rivoltando la squadra negli uomini (più freschezza, più brillantezza, più rotondità), ha pareggiato una partita che avrebbe potuto vincere (Germania) e battuto l’Ungheria rientrata in partita, per il disguido di un autogol, senza essere mai pericolosa. E se non ci stava la goleada degli azzurri, il 3-1 (ma anche il 3-0) sarebbe stato non solo legittimo, ma anche più aderente alla prestazione di entrambe le squadre.

    E’ vero, l’Italia non ha cominciato bene. Un po’ imbastita, un po’ frenata nelle giocate, non propriamente efficace nell’impostazione. Questo perché Cristante non è un regista, ma un centrale da mettere davanti alla difesa e perché Barella, con Pellegrini, si facevano preferire come incursori. Davanti molto largo Politano, a destra, praticamente sulla linea del fallo laterale, sia per consentire le imboscate dei due centrocampisti, sia per poter sprigionare il dribbling in velocità. Sull’altro lato, ha agito Spinazzola che ha dato la possibilità a Raspadori, il sinistro del tridente, di entrare nel campo per affiancare il diciannovenne Gnonto, un po’ schiacciato dalle aspettative dopo il buon esordio con la Germania.

    Così, spesso, la manovra partiva da dietro con Mancini e/o Bastoni in mezzo. Più timido Calabria, a destra, attento a non sbandare. E, a dire il vero, è servito per intero Donnarumma (20’) sulla prima conclusione della partita di Sallai, il più pericoloso di un’Ungheria essenzialmente contropiedista, nonostante un velleitario 3-4-2-1.

    L’Italia non si è spaventata e gradualmente ha preso campo, soprattutto a sinistra dove Spinazzola ha cominciato a spingere quasi come ai vecchi tempi. Non a caso è stata da una sua iniziativa che è arrivato (30’) il gol di Barella (destro a incrociare all’intersezione dei pali). Sbloccato il risultato, l’Italia ha trovato brio, pericolosità e, soprattutto, geometrie. E nel finale di tempo (43’) ha confezionato la premessa del raddoppio con un’azione stupenda, avviata dalla propria metacampo con un assist di Mancini per Raspadori che ha favorito il taglia fuori a beneficio dell’inserimento di Pellegrini. Il romanista è entrato in area e, anziché tirare (era un po’ defilato), ha messo basso in mezzo per Gnonto che si è fatto anticipare.

    Il tempo di ripartire (44’) e Politano è scappato via ad Attila Szalai per piazzare al centro un pallone sul quale hanno magistralmente fintato sia Raspadori che Gnonto. Pellegrini, appostato a sinistra, ha messo in rete di destro.

    L’Italia avrebbe potuto segnare il terzo gol (55’) con Politano con un sinistro da fuori area, ma il tiro è finito sulla traversa a portiere battutissimo. Detto questo, in una specie di azione di alleggerimento, l’Ungheria ha rischiato di accorciare, sempre con Sallai, la cui deviazione di stinco (il suggerimento era stato di Nego) è stato ancora una volta deviata da Donnarumma. Eppure l’Italia era padrona e deliziava il pubblico di Cesena con giocate alla mano, stile rugby, che solo per poco non si concretizzavano.

    Tuttavia a mezz’ora dalla fine (61’) la nostra Nazionale si faceva gol da sola: un innocuo cross di Fiola, entrato da poco, veniva messo alle spalle di Donnarumma da un incauto intervento di Mancini. Da lì affiorava qualche paura e ancora il nostro portiere e capitano doveva sventare su Sallai.

    Quindi i cambi. Benefici cambi. Locatelli per Pellegrini (toccato duro al ginocchio) al 66’, Belotti per Politano e Dimarco per Spinazzola (75’). Prima di un’occasione per Locatelli su assist di Belotti (87’, parata di Dibusz), Mancini faceva esordire Zerbin del Frosinone (83’, un tiro in porta ben assestato) e mandava in campo Tonali per Barella. Nessun rischio, niente sussulti. Vittoria blindata e primo posto provvisorio. Nulla di fantastico, ma c’è un’Italia nuova che ha fretta di stupire.

    :(actionzone)

    ITALIA-UNGHERIA 2-1

    MARCATORI: 30' Barella (I), 45' Pellegrini (I), 61' aut. Mancini (U).

    ITALIA (4-3-3): Donnarumma; Calabria, Mancini, Bastoni, Spinazzola (75' Dimarco); Pellegrini (66' Locatelli), Cristante, Barella (84' Tonali); Politano (75' Belotti), Gnonto, Raspadori (84' Zerbin). CT: Mancini.

    UNGHERIA (5-4-1): Dibusz; Nego (58' Fiola), Lang, Orban, At. Szalai, Z. Nagy (81' Bolla); Schafer (87' Vancsa), Szoboszlai, A. Nagy (58' Styles), Sallai; Ad. Szalai (87' Adam). CT: Rossi.

    Ammoniti: 64' Barella (I), 71' Schafer (U), 90+2' Cristante (I).

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