La moglie di Juan:| 'Nostro figlio ha pianto'
'Quella gente mi fa soltanto pena'. Quella gente, i razzisti. Rigida, determinata Monick, la moglie di Juan, due pomeriggi dopo quel maledetto Roma-Lazio, la partita che tutta la famiglia Silveira dos Santos non dimentica, è ancora delusa, sorpresa, perché il razzismo non sa cosa sia, non lo concepisce per cultura. Juan nero, Monick bianca, Joao Lucas, il figlio di sei anni, che tutti chiamano Gianluca e che somiglia a papà. 'Lui cresce senza vedere differenze tra i colori della pelle. In famiglia, a scuola, ovunque, non la sente come una diversità. Per questo domenica è rimasto sorpreso'.
Non esistono razze, esiste l'uomo, non esistono i razzisti, esistono gli idioti. Gianluca frequenta una scuola internazionale a Casal Palocco, a pochi passi da casa, a cinque chilometri dal mare di Ostia. Un istituto multietnico, ci sono brasiliani, giapponesi, tedeschi, bambini di ogni colore ed estrazione sociale. C'è chi si può permettere la retta salatissima, chi fa sacrifici e se la permette lo stesso. Il piccolo è abituato a confrontarsi con tutti, senza distinzioni. E gli altri lo stesso fanno con lui. Quasi un mondo perfetto.
Quel pomeriggio di Roma-Lazio, Gianluca era in tribuna insieme con la mamma. 'È scoppiato a piangere quando ha visto il papà soffrire per quei buu. Adesso ha sei anni, capisce tutto, non gli si può nascondere più niente. Vede, metabolizza, elabora. E ci sta male. In Brasile una cosa del genere non succede. Lì sono molto più severi. In più, domenica, vedendo il papà uscire dal campo zoppicando, si è preoccupato doppiamente', sottolinea Monick.
(Il Messaggero)