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    La lezione di Conte a del Bosque, il ct più sopravvalutato d'Europa

    La lezione di Conte a del Bosque, il ct più sopravvalutato d'Europa

    • Giancarlo Padovan
    Abbiamo battuto la Spagna per 2-0 (Chiellini nel primo tempo, Pellé alla fine della partita, come fece con il Belgio) e l’abbiamo costretta a giocare senza Iniesta (forse il peggiore in campo) e con i lanci lunghi del portiere e dei difensori. L’approdo ai quarti dell’Italia (sabato alle 21 contro la Germania) non è solo meritato per dimensione di risultato e grandezza di prestazione, ma segna anche a livello di nazionali il definitivo sorpasso dell’organizzazione di gioco sulla presunta qualità.

    Dopo due fallimenti consecutivi (il Mondiale brasiliano e questo Europeo), finalmente finisce anche l’era di Vicente del Bosque, l’allenatore più sopravvalutato della storia, colui che ha vinto solo  saccheggiando il Barcellona di Guardiola e arruolando i galacticos del Real Madrid. In questi ultimi quattro anni la Spagna si è via via smagnetizzata e del Bosque, immoto ma sempre piuttosto felice, è rimasto a guardare la sua fine. Contro l’Italia, oltre ad un approccio totalmente inadeguato, il suo nefasto capolavoro è stato quello di togliere Morata e, alla fine, di giocare con Pedro centravanti.

    E’ stata la vittoria dell’Italia ed è stata la vittoria di Conte. La prima perché si è giocata la partita senza timidezza e attendismi. Il secondo perché ha fatto lavorare una squadra non per difendere, ma per attaccare. Eccolo qual era il modo per battere la Spagna. Attaccarla con continuità e metodo, sfruttando i calci da fermo e i cambi di gioco, alzando il ritmo e buttandosi di corsa nell’altrui metacampo non solo con gli attaccanti, ma anche con i centrocampisti. Fin dall’inizio abbiamo visto la nostra nazionale portare dentro l’area quattro uomini, cioé un numero consistente di elementi, coordinati  nei  movimenti, mai dal caso o solo dallo spazio. L’Italia è stata intensa, stretta, compatta. Non ha guardato la Spagna, è andata a cercarne il confronto con la superiorità dei reparti suoi singoli: tanti uomini uno vicino all’altro per ripartire il prima possibile, in campo corto o in campo lungo. Ma, prima di tutto, per recuperare palla e gestirla. 

    Pellé ed Eder sono stati straordinari. Non segnano troppo, soprattutto il secondo, in rapporto alle occasioni costruite, ma lavorano sempre e in ogni zona del campo. Sapevamo anche noi che i primi interditori nell’avvio dell’azione della Spagna avrebbero dovuto essere loro, ma non immaginavamo che sarebbero stati così continui, quasi asfissianti. E poi nei due gol sono entrati direttamente (Pellé) o almeno da co-protagonisti. Pellé ha anche subito il fallo da cui è nata la punizione calciata da Eder, non trattenuta da de Gea. Ancora Pellé,  realizzando il raddoppio su assit deviato di Darmian (entrato al posto di Florenzi), ha messo il sigillo alla sfida. Tuttavia non si renderebbe onore al merito tecnico e tattico dell’Italia se si negasse come quest’ultima azione sia nata da un cambio di gioco di Insigne (al posto di Eder) che ha scoperchiato l’incerta difesa avversaria.

    L’Italia avrebbe potuto far capitolare prima la Spagna: Pellé ha impegnato di testa de Gea quasi in avvio di partita; a Giaccherini il portiere ha negato il raddoppio a fine primo tempo, sventando un tiro all’incrocio dei pali; davanti a Eder è rimasto in piedi chiudendogli ogni traiettoria a metà ripresa.  Per contro, l’Italia non ha sofferto quasi mai e ha rischiato pochissimo, praticamente solo nel finale quando Buffon ha mostrato di meritare ancora la compagnia dei più titolati portieri del mondo, deviando su Piquet e Pedro.
    Adesso avanti con la Germania. La nazionale di Loew è più forte e motivata della Spagna, avrà un giorno di riposo in più e forse potrebbe avvalersi di due defezioni azzurre: oltre a Candreva, sicuramente fuori, rischia lo stop De Rossi per un malanno alla coscia sinistra. Il candidato alla sua sostituzione, Thiago Motta, sarà squalificato. E per quanto quest’ultimo non incontri il gradimento dei tifosi, la sostituzione del centrale di centrocampo potrebbe essere un grave problema per Conte. In ogni caso puntiamo sempre più forte su di lui.        
       
     

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