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    La lezione di Chiellini e Koulibaly agli idioti: Juve-Napoli oltre cori discriminatori e rivalità

    La lezione di Chiellini e Koulibaly agli idioti: Juve-Napoli oltre cori discriminatori e rivalità

    • Andrea Sereni
    Corri a perdifiato, urli, guidi i tuoi compagni. Sei Koulibaly, il tuo Napoli ha bisogno di te, c’è la Juve, e anche se non sei a posto fisicamente non puoi mancare, non oggi. E allora ci sei e lotti. Sbagli, una prima volta. Ti rialzi, come sempre, con ancora più grinta. Tutto precipita, ma suoni la carica, imperterrito. Ti spingi in avanti, provi anche a calciare a rete, cerchi una scossa, vuoi trascinare con l'esempio. Tre sorrisi, e tutto di nuovo in discussione. Mancano pochi secondi. Ora devi proteggere la squadra, fare quello che ti riesce meglio: alzare un muro, invalicabile. Respingere, qualsiasi cosa. Arriva il pallone, sei lì, ma colpisci male. E’ un attimo, questione di centimetri. Fluttuante e infida la palla trafigge il tuo portiere, ma lo hai già capito. Crolli a terra, in ginocchio, poi disteso, il volto sepolto tra i fili d’erba. Ma gli occhi hanno già indugiato, veloci e sfuggenti, sugli sguardi disperati e increduli dei tuoi compagni. Non mi guardate, non è vero, non è successo. E invece sì. E’ finita, hai fallito, hai tradito i tuoi fratelli azzurri. Il boato dello stadio, che un anno e mezzo fa avevi zittito, assume contorni sfocati, ora c’è solo la disperazione.

    GESTO DA CAPITANO - Sei in panchina, con la gamba immobilizzata, il ginocchio fasciato. Non potrebbe essere altrimenti, poche ore fa hai saputo di esserti rotto il crociato. Ma sei Chiellini, il capitano, e non puoi non esserci in Juve-Napoli, seppur in borghese. Segui la partita: esulti, poi soffri, impotente. Ti alzi in piedi, provi a gridare qualche incoraggiamento, che si perde nella rumorosa atmosfera. Poi, all’improvviso, la gioia. E’ fatta, anche stavolta. Fischio finale, entri in campo, camminando a fatica, appoggiato a due stampelle. I tuoi compagni festeggiano e si godono la vittoria. Tu però non stai andando da loro, non adesso almeno. Dall’altra parte c’è un avversario di tante battaglie distrutto. Fa il tuo mestiere, capisci cosa prova, rispetti la sua sofferenza. Ti avvicini, la bocca accenna un sorriso dolce, da fratello maggiore. Lo abbracci, avvicinandoti con la testa alla sua. Poche parole, sussurrate all’orecchio, per rincuorarlo. Può capitare a tutti, lo sai tu e deve ricordarsene lui. Ci si rialza, da questo come da un infortunio grave. Si va avanti. 

    CHE LEZIONE - Juve e Napoli, Chiellini e Koulibaly. Nemici, ma solo all’interno del rettangolo verde, per 90 minuti. Dopo due uomini, che rendono onore al calcio. Guerrieri, gladiatori e traccheggianti nel loro incedere, pronti a tutto per arrivare alla vittoria. Ma rispettosi, leali, veri. In una parola: sportivi. Il gesto del capitano bianconero riconcilia e regala un esempio che dovrebbe essere banale, ma che invece è una piccola gemma in un universo, quello calcistico, sempre più inacidito e intorpidito da polemiche, veleni e scorrettezze. Che, inevitabilmente, tracimano fuori dal campo, permeando i tifosi, alimentando tensioni e ostilità. Cori discriminatori, violenza, minacce e quant’altro, tutto in nome di una maglia, strumento inconscio utilizzato come scudo per la coscienza. Niente di più distante dal concetto di sport, metafora di vita unica e impareggiabile, come ieri Chiellini e Koulibaly ci hanno ricordato.


    @andreasereni90

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