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  • La Lega Serie A si spacca sul presidente. Lite Marotta-Lotito, e dalla Figc Gravina attacca: 'Risentimenti da chi non ha potere... I leader non urlano'

    La Lega Serie A si spacca sul presidente. Lite Marotta-Lotito, e dalla Figc Gravina attacca: 'Risentimenti da chi non ha potere... I leader non urlano'

    Niente di fatto, fumata grigia e tutto rimandato a giovedì prossimo. La Lega Serie A non riesce proprio a trovare un punto d'intesa su quello che sarà il nuovo presidente e che dovrà guidare la governance del massimo campionato verso la transizione statutaria e non solo voluta dalla FIGC e dal presidente Gravina. L'incontro di ieri non ha prodotto passi avanti e anzi, dall'interno dei locali di via Rosellini filtrano rapporti più che tesi fra le ben note fazioni al punto da costringere il numero 1 della federcalcio ad esporsi nuovamente a mezzo stampa.

    GRAVINA ATTACCA -  Intervistato dal Corriere della Sera, infatti, Gabriele Gravina ha lanciato diverse stilettate ai 20 presidenti di Serie A: "Non mi sento aggredito, forse solo da qualcuno che non riesce ad esercitare il suo potere. Tensioni ce ne sono sempre state, ma indeboliscono la leadership. Chi urla non è e non può essere un leader. Chiedo meno litigi e più rispetto per la FIGC. Il calcio deve essere messo in sicurezza, le riforme sono fondamentali per compattere l'immobilismo della Lega. Sono preoccupato e parecchio, i risentimenti personali di certi presidenti non devono intaccare l'esigenza delle riforme".

    L'ALTERCO LOTITO-MAROTTA - Gravina punta il dito e l'accusa, neanche troppo velata ha in Claudio Lotito (e in De Laurentiis che lo appoggia) il principale obiettivo. Non è un segreto che il presidente della Lazio sia il capo fazione di una nutrita schiera di presidenti che però non arrivano ad ottenere il numero di voti necessari a comandare. E secondo il Corriere della Sera proprio ieri fra Lotito e l'ad dell'Inter Beppe Marotta è scoppiato un alterco con il patron della Lazio che ha definito "Stipendiato e non proprietario" il manager nerazzurro, che però era in larga maggioranza dato che erano solo 4 i patron presenti su 20.

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