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La Lazio non ci sta: 'Quando le altre protestano ottengono, noi penalizzati'
"CRONACA DI UNA MORTE ANNUNCIATA" - Diaconale si sofferma anche a commentare le parole nell'immediato post-partita di Igli Tare: "La preoccupazione, alla luce di quanto avvenuto l’anno scorso, che possa esistere un percorso, che non si sa per qual motivo finisce col danneggiarci, esiste. Non dico che trovi conferme, ma indizi sempre più numerosi sì. Però rispetto a questo bisogna mantenere un atteggiamento prudente. Da tifoso mi piacerebbe discutere di tante cose. Faccio un esempio: oggi Tare ha avuto una inibizione fino al 30 aprile per frasi irriguardose. Mi farebbe piacere sapere quali sono queste frasi. Io so che Tare non ha detto nessuna frase irriguardosa, però la punizione ce l’ha avuta. Questa preoccupazione c’è, quando tu becchi un rigore all’ultimo istante dove la vittima scagiona l’artefice del rigore. Quando ti ritrovi che a te i rigori non li danno ma agli altri sì, qualche sospetto ce l’hai. I sospetti, diceva il Cardinale Bellarmino, sono l’anticamera della verità. Però i sospetti rimangono tali, anche se ti agiti non ottieni risultati concreti, anzi subisci conseguenze solo per aver sollevato sospetti".
VICENDA LEIVA - La vicenda di Lucas Leiva è stata strumentalizzata: "Esiste da sempre nel campionato italiano una sorta di gerarchia di potere che fa il bello ma soprattutto il cattivo tempo. Rompere questa gerarchia non è facile. Si può farlo cercando di essere più forti delle avversità e sul campo. Le proteste possono funzionare solo se c’è la forza di rompere questo sistema gerarchico che esiste da tempo. Io credo che in questo momento comportamenti esagerati potrebbero compromettere il nostro cammino. Ricorso? Non mi pare sia presa in considerazione l’ipotesi del ricorso. Una vicenda che molto strumentalmente qualcuno ha usato per bilanciare il fatto della maglia. Leiva è una persona perbene un grande professionista, noi crediamo alla sua versione e gli altri dirigenti che stavano lì non hanno registrato nulla. Chiudiamola qui e basta”.