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La Lazio gioca già le partitelle: tre contro tre, dirige Inzaghi. E le regole?
Ore 11,20, Inzaghi chiama in un angolo del campo i sei giocatori convocati per l’allenamento. Si sono appena scaldati, hanno fatto stretching e un esercizio di tecnica che consiste nel colpire la traversa. Con l’allenatore ci sono il suo collaboratore Fonte e il preparatore dei portieri Grigioni. Sul campo si affrontano Milinkovic-Savic, Patric, Radu, Caicedo, Marusic e il ragazzino portoghese Jorge Silva. Inzaghi è partecipe e motivato, richiama i giocatori in campo, dà indicazioni. “Guarda che c’è Caicedo alto”, grida. La sfida è equilibrata, il ritmo si alza, tanto che a un certo punto il tecnico della Lazio quasi si spaventa: “Non vi fate male, piano, piano…”. Si arrabbia solo con Silva, che sbaglia troppo: “Jorge, ma dove sei stato ieri sera?”. Ma poi gli scappa un sorriso. Lucas Leiva, in fase di recupero dopo l’infortunio al ginocchio, ha corso da solo e osserva dalla panchina.
La situazione non cambia nel pomeriggio, la partitella (all’inizio libera, poi a tre tocchi) comincia alle 15,40, stavolta ci sono Parolo e Immobile, Cataldi e Adekanye che è un po’ il protagonista, tutti lo chiamano, “dai Bobby”, “eccola Bobby”. Ciro perde e - come dicono a Roma - un po’ rosica: “Che b… che c’avete oh…”.
Tutto bello, tutto normale. Se non fosse che le regole non prevedono allenamenti collettivi.
@steagresti