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La Juventus non sbaglia, il Barcellona sì (purtroppo): martedì sarà più dura
Non è stata una partita facile, ma la Juve ha fatto molto perché lo diventasse. Non si è dannata l’anima, è vero, ma ha colpito quando e come i suoi uomini migliori hanno accelerato. Se i bianconeri storicamente non sono un collettivo di assoluta bellezza, le partite che precedono la Champions lo sono ancor meno. Tuttavia il difetto principale è stata una certa qual leggerezza difensiva, soprattutto dalla parte di Alex Sandro. Sua, infatti, l’indecisione che ha favorito Meggiorini in avvio di partita e che avrebbe potuto portare il Chievo addirittura in vantaggio, se Barzagli non avesse chiuso il passaggio per Pellissier.
Eppure Allegri, schierando una formazione assai competitiva (solo Sturaro e Rugani possono non essere considerati titolari), aveva fatto capire che cali di tensione non ne voleva. Però se non si fosse acceso Dybala (prima con un tiro da fuori deviato da Seculin), poi con la straordinaria azione che ha sbloccato la partita, la Juve sarebbe stata impaniata nel fraseggio prevedibile e nel giro palla lento. Dybala, invece, si è fatto rincorrere senza essere raggiunto. È accaduto al 23’ quando l’argentino ha lavorato palla sulla destra da dentro l’area, ha raggiunto il fondo e poi ha offerto il suo suggerimento per Higuain. Quanto sia rapace il Pipa lo sanno tutti (girata dall’altra parte della porta), però l’assist, questa volta, è stato più prezioso del gol. Quello l’avrebbe potuto fare anche un altro, saltare un uomo (Radovanovic) e recapitare un servizio come quello è da giocatore di grandezza assoluta.
La partita di Dybala non è stata tutta qui, ma non è nemmeno partita da qui. Sia perché aveva cominciato prima, sia perché, soprattutto nella ripresa, l’occasione per il gol l’ha avuta anche lui e non l’ha saputa sfruttare: doppio scambio con Khedira e conclusione di sinistro fuori di poco (da lì, cioé da dentro l’area, uno come lui segna sempre). Nonostante questo, Dybala c’è stato anche quando era necessario chiudere la partita. Ci aveva provato Higuain, sempre servito da Dybala, ad un quarto d’ora dalla fine (palla fuori nonostante un tiro scoccato dall’area del portiere), ci è riuscito Higuain quando il suo connazionale si è buttato in mezzo ai difensori avversari per una percussione senza errori. Dopo cinque tocchi, Dybala avrebbe anche potuto provare con buona probabilità di realizzazione, ma ha visto l’arrivo di Lichtsteiner che ha centrato per Higuain, il quale ha controllato e scagliato in rete.
Ben prima del 2-0, Alllegri aveva provveduto a rettificare il 4-2-3-1 in 3-5-2 (Bonucci per Sturaro), con Lemina, neo-entrato al posto di Cuadrado, a comporre un centrocampo a tre assieme a Marchisio e Khedira. Una strategia conservativa applicata per le incertezze difensive (sempre di Alex Sandro) e per la partita con il Barcellona. A quel punto, come spesso le capita, la Juve, pur avendo avuto più controllo e più occasioni, non si sarebbe vergognata di vincere di misura. Il Chievo ha fatto poco davanti, ma le cose migliori sono venute da Pellissier (girata respinta da Buffon) e da Meggiorini (colpo di testa centrale) ad inizio di ripresa. La squadra di Maran è parsa un po’ troppo passiva nel primo tempo e ripetitiva nella ricerca del cross dalla trequarti di Birsa per gli attaccanti. Comunque non era questa la partita per formulare un giudizio. Quello viene dalla classifica che, ancora una volta, assicura un’incontrovertibile salvezza alla squadra della frazione di Verona.