Redazione Calciomercato
La Juventus dei fuori rosa: 170 milioni bloccati, valori a picco e una situazione mai vista
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TANTI DUBBI - Il punto è proprio questo: a chi giova? E di seguito un’altra domanda: chi ha deciso? Chiesa rappresenta la classica punta di un iceberg composto da detriti di milioni. Sia milioni d’ingaggio che di cartellino. Milioni come detriti, cioè soldi deteriorati. Un evidente crollo di valutazioni sul mercato. Facciamo i conti. Oltre a Chiesa, sono fuori rosa Szczęsny, McKennie, Milik, Kostic, Rugani, De Sciglio, Nicolussi Caviglia, il “solito” Arthur, il misterioso Djalò e perfino i giovani Barbieri e Nonge. Se l’espressione “fuori rosa” non è formalmente corretta, chiediamo scusa. Cambiamo subito in “fuori dalle convocazioni” oppure “dentro il mercato”. Comunque restano i numeri. I conti. Milioni su milioni. Il valore dei cartellini, ipotizzato a giugno, si sta abbattendo ogni giorno che passa, fino al traguardo ravvicinato del 30 agosto, ultimo giorno di mercato.
LE CIFRE - A spanne, da Chiesa a Nonge passando per tutti gli altri, la Juve ha in mano “azioni” il cui valore diminuisce giorno dopo giorno, quasi come il crollo delle borse raccontato dalle cronache economiche di ieri. Prendeteli come conti fatti in casa, una via di mezzo tra le ipotetiche (spesso esagerate) valutazioni di Transfermarkt e il foglio a quadretti dei primi compiti di aritmetica. In partenza, a inizio giugno: Chiesa 25-30 milioni, Szczęsny 8-10, McKennie 15-20, Milik 10-12, Kostic 8-10, Rugani 4-5, De Sciglio 2-3, Nicolussi Caviglia 6-7, Arthur impossibile da definire, Djalò pagato 4 appena sei mesi fa, Barbieri 3-4 e Nonge 2-3. Aspettando di conoscere le imminenti destinazioni e valutazioni ufficiali di Nicolussi Caviglia (Venezia) e Barbieri (Cremonese), si va da un minimo di 87 a un massimo di 108, più Arthur, naturalmente… Se nessuno va via, a fine agosto il valore quasi si azzera, perché i più importanti sono in scadenza 2025. Comunque, più si avvicina la fine del mercato e meno si prospettano possibilità di cessione, al limite di prestito. E in questo momento sono fermi anche gli stipendi, che la Juventus deve comunque (e regolarmente) bonificare. A spanne, si tratta di quasi 50 milioni netti all’anno, diciamo 80 lordi per incoraggiare chi fa i conti nella sede della Juventus.
FONDI BLOCCATI - Sommando cartellini più ingaggi e calcolando per difetto, la Juventus ha almeno 170 milioni fermi. Bloccati. Teoricamente in cassaforte, praticamente quasi a rischio spiccioli. A chi giova? Non alla società, ovvio: mancano i soldi per completare il mercato con “un uomo per reparto” (Giuntoli dixit) che, nel caso del trio Todibo-Koopmeiners-Galeno sarebbe appunto di almeno un centinaio di milioni, esclusi gli ingaggi. Non giova nemmeno ai giocatori che, giocando a braccio di ferro, rischiano di trascorrere una stagione intera da “fuori rosa”. E se la definizione non è formalmente corretta si può serenamente cambiare in “separati in squadra”, cioè domenica libera con al massimo biglietto omaggio per la tribuna dello Stadium. Non giova a nessuno, lo capisce anche un bambino. Ma è altrettanto ovvio che rischia di più la sostenibilità (e la competitività) della Juventus, rispetto alla situazione di qualsiasi singolo giocatore.
I "COLPEVOLI" - Seconda risposta promessa: chi ha deciso? Secondo le dichiarazioni rilasciate da Thiago Motta al termine dell’ultima amichevole, quella pareggiata con il Brest, ha deciso proprio l’allenatore in sintonia con Giuntoli. Non si configura dunque alcun attrito. Anzi. E se, al contrario di quanto scritto fin qui, anche all’amministratore delegato Scanavino va tutto bene, significa che il progetto “giovani e sostenibilità” pluriannunciato da John Elkann era semplicemente uno slogan mordi e fuggi, tipo il ritornello di una canzonetta estiva. Anche se va bene a tutti, resta comunque evidente il confronto con altre società. Il Napoli, anche se cerca di nasconderlo, ha un gigantesco problema chiamato Osimhen. Il Milan cerca soluzioni con Ballo-Touré e Origi. L’Inter negli anni scorsi ha avuto Icardi e la Lazio tanti anni fa si arrangiava gestendo con difficoltà Ledesma e Pandev. La storia del calciomercato è piena di problemi che poi, in prossimità della chiusura di mercato, si risolvono in qualche modo. Eppure, almeno a memoria, una situazioni ampia come la Juve attuale non si era mai verificata. Non c’è solo Chiesa al centro del villaggio abitato dai “fuori rosa”. Qui c’è Chiesa punta di un iceberg enorme. Da centinaia di milioni.
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