Infortunato per la Juve, ma gioca con l'Argentina: il caso Di Maria che la Juve sottovaluta
Forse a molti è sfuggito che Angel Di Maria, incontestabile campione del mondo e fuoriclasse accertato dell’Argentina, abbia saltato le ultime due gare di campionato con la Juventus (era in panchina perchè non aveva recuperato dall’ennesimo affaticamento muscolare), mentre sia sceso in campo contro Panama e contro Curacao con la propria Nazionale. Per le precisione ha disputato 60 minuti contro Panama il 24 marzo e 23 minuti contro Curacao il 29 marzo.
E a poco o a nulla giova far notare che si trattava di due amichevoli celebrative della vittoria della Coppa del mondo contro avversari tutt’altro che irresistibili. Anzi, questa eventualmente risulterebbe essere un’aggravante e non un'attenuante, per un calciatore che poteva santificare quel successo con la sola presenza e con le feste che ne sono seguite alla fine. Insomma non si trattava di partecipare a due match che valevano per qualcosa, per esempio, una qualificazione, ma a due santificazioni alle quali Di Maria avrebbe potuto essere presente anche senza giocare.
Probabilmente mi sbaglio, ma la Juve sta sottovalutando il problema Di Maria e le dinamiche che lo determinano. Tanto da domandarsi se abbia senso rinnovargli il contratto per un contributo così ridotto nella sua stagione in bianconero. Numeri alla mano, infatti, l’argentino ha un rendimento assolutamente ineccepibile (e che fa la differenza) solo in Europa League: quattro reti (tripletta con il Nantes e un gol all’andata al Friburgo) in tre partite, per un totale di 245 minuti (nel ritorno in Germania non è stato impiegato). Per il resto, in campionato ha saltato undici gare su ventisette: tre per infortunio agli adduttori, due per squalifica, tre per infortunio al bicipite femorale, una per problemi alla caviglia, una per problemi ad una coscia, una perchè non ancora al meglio. Complessivamente assente per 15 partite su 39 disputate dalla Juventus, ovvero il 38 per cento delle gare: undici in Serie A (e l’abbiamo detto), ma anche tre in Champions (e questo probabilmente qualcosa significa: cioè ha fatto la differenza in negativo), mentre in Coppa Italia ha due sole presenze (16 minuti con il Monza e 12 con la Lazio).
Ora, fossi un dirigente della Juventus, sopravvissuto alla grande epurazione, prenderei questi dati e li sottoporrei a lui e/o al suo agente che gli vuole rinnovare il contratto: 24 presenze fra campionato e coppe, ma solo sedici partite dal primo minuto, quattro partite intere, otto volte subentrato, undici volte sostituito, una volta espulso. Media di minuti giocati: 54 a partita. Un altro segnale, tutt’altro che positivo: nelle sole due circostanze in cui Di Maria è arrivato a fine partita, la Juve ha perso (con il Monza in casa e all’Olimpico con la Roma). Insomma, se Di Maria è un fuoriclasse (ed è certo che lo sia), non è altrettanto integro e affidabile dal punto di vista fisico. Che poi non giochi nella Juve perché infortunato e lo faccia, dall’altra parte del mondo, con la sua Nazionale in partite senza alcun senso, è un fatto che investe sia la sua serietà nella professione, sia la sua fedeltà alla causa. Ma in questo momento la Juve ha bisogno di gente che, oltre alla faccia, ci metta la gamba.
E a poco o a nulla giova far notare che si trattava di due amichevoli celebrative della vittoria della Coppa del mondo contro avversari tutt’altro che irresistibili. Anzi, questa eventualmente risulterebbe essere un’aggravante e non un'attenuante, per un calciatore che poteva santificare quel successo con la sola presenza e con le feste che ne sono seguite alla fine. Insomma non si trattava di partecipare a due match che valevano per qualcosa, per esempio, una qualificazione, ma a due santificazioni alle quali Di Maria avrebbe potuto essere presente anche senza giocare.
Probabilmente mi sbaglio, ma la Juve sta sottovalutando il problema Di Maria e le dinamiche che lo determinano. Tanto da domandarsi se abbia senso rinnovargli il contratto per un contributo così ridotto nella sua stagione in bianconero. Numeri alla mano, infatti, l’argentino ha un rendimento assolutamente ineccepibile (e che fa la differenza) solo in Europa League: quattro reti (tripletta con il Nantes e un gol all’andata al Friburgo) in tre partite, per un totale di 245 minuti (nel ritorno in Germania non è stato impiegato). Per il resto, in campionato ha saltato undici gare su ventisette: tre per infortunio agli adduttori, due per squalifica, tre per infortunio al bicipite femorale, una per problemi alla caviglia, una per problemi ad una coscia, una perchè non ancora al meglio. Complessivamente assente per 15 partite su 39 disputate dalla Juventus, ovvero il 38 per cento delle gare: undici in Serie A (e l’abbiamo detto), ma anche tre in Champions (e questo probabilmente qualcosa significa: cioè ha fatto la differenza in negativo), mentre in Coppa Italia ha due sole presenze (16 minuti con il Monza e 12 con la Lazio).
Ora, fossi un dirigente della Juventus, sopravvissuto alla grande epurazione, prenderei questi dati e li sottoporrei a lui e/o al suo agente che gli vuole rinnovare il contratto: 24 presenze fra campionato e coppe, ma solo sedici partite dal primo minuto, quattro partite intere, otto volte subentrato, undici volte sostituito, una volta espulso. Media di minuti giocati: 54 a partita. Un altro segnale, tutt’altro che positivo: nelle sole due circostanze in cui Di Maria è arrivato a fine partita, la Juve ha perso (con il Monza in casa e all’Olimpico con la Roma). Insomma, se Di Maria è un fuoriclasse (ed è certo che lo sia), non è altrettanto integro e affidabile dal punto di vista fisico. Che poi non giochi nella Juve perché infortunato e lo faccia, dall’altra parte del mondo, con la sua Nazionale in partite senza alcun senso, è un fatto che investe sia la sua serietà nella professione, sia la sua fedeltà alla causa. Ma in questo momento la Juve ha bisogno di gente che, oltre alla faccia, ci metta la gamba.