Calciomercato.com

  • Getty Images
    La Juve si fa la 'squadra B' in Portogallo

    La Juve si fa la 'squadra B' in Portogallo

    • Nicola Balice

    Multiproprietà, la Juve ci pensa ancora. La famiglia Pozzo, nel suo grande-piccolo, ha fatto scuola. E nonostante le difficoltà recenti dell'Udinese dopo i fasti sportivi ed economici degli anni passati, l'idea di poter controllare direttamente altri club in giro per l'Europa continua a stuzzicare non poco Beppe Marotta e Andrea Agnelli. Certo, con obiettivi e ambizioni diverse del trittico Udinese-Granada-Watford. Non a caso i radar della società bianconera, quella di Torino, sono tutti indirizzati verso il Portogallo per provare ad individuare la realtà giusta da acquisire: un discorso che si sviluppa quindi parallelamente e in maniera indipendente rispetto a quello intavolato con decine di società sparse in giro per l'Europa con le quali la Juve sta sviluppando partnership economiche e soprattutto sportive per avere club di riferimento dove poter mandare a crescere i propri giovani. Radar indirizzati verso il Portogallo, o per meglio dire nuovamente indirizzati verso il Portogallo: l'apertura da Roma e dalla Lega Pro alla costituzione delle squadre riserve, infatti, aveva convinto la Juve ad accantonare momentaneamente l'idea di un secondo club di proprietà. I chiari di luna federali con il nuovo congelamento del progetto squadre riserve hanno di conseguenza riportato la Juve, da sempre in prima linea per questa battaglia, a riconsiderare l'ipotesi di un secondo club di proprietà.

     

    PERCHE' IN PORTOGALLO – Un'idea sviluppata concretamente già da un paio di stagioni. Tanto che tra il 2014 ed il 2015 erano stati compiuti i primi passi verso Estoril e, soprattutto, Boavista, senza che poi si arrivasse ad una conclusione sperata. Ed ora la ricerca continua. Ma perché proprio in Portogallo? I motivi sono molteplici, trovando conferma ad esempio anche nel ruolo sempre più massiccio della Juve sul mercato dei giovani talenti in Sudamerica. A differenza di quanto accade in Italia, ad esempio, in Portogallo c'è più libertà di tesseramento dei giocatori extracomunitari, che possono poi diventare comunitari dopo cinque anni o tre in caso di matrimonio con una persona portoghese. Senza dimenticare altri vantaggi collaterali dettati da una fiscalità agevolata o la possibilità di usufruire anche della famosa squadra riserve, in un contesto dove gli ingaggi rimangono (top club a parte) molto bassi così come l'eventuale costo d'acquisto della società individuata.  

    @NicolaBalice


    Altre Notizie