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    La Juve ora è di nuovo con Sarri: la sua Lazio peggiore è l'ultimo baluardo del campionato

    La Juve ora è di nuovo con Sarri: la sua Lazio peggiore è l'ultimo baluardo del campionato

    • Federico Targetti
    Non è passato praticamente nessuno a Marassi in questa stagione, non passa nemmeno la Juventus. E a parte il blackout contro la Fiorentina alla prima di campionato (1-4), ci era voluto un episodio più che controverso, quello del mani-non mani di Pulisic, oltre a una serata di ordinaria follia da parte di Giroud in versione portiere per permettere al Milan di strappare i tre punti al Genoa in casa. Stavolta, invece, il regalo lo aveva fatto il Grifone, con la palla persa da Badelj e trasformata in calcio di rigore per la Juve da Vlahovic e Chiesa, bravo nella trasformazione lasciata saggiamente dal compagno, maldestro dal dischetto negli ultimi tentativi. 

    Eppure la squadra di Gilardino, priva di Retegui e di un qualsiasi punto di riferimento in avanti (nella ripresa dentro Ekuban, non certo un vero nueve), è riuscita a portare spesso la palla in un'area che per molti si è rivelata una chimera, ora con i cross di Sabelli sul secondo palo, ora con sponde intelligenti per tentare di liberare i rimorchi degli incursori - bravissimo Kostic ad impedire a Gudmundsson di concludere in chiusura di primo tempo. 

    Ma se c'è un giocatore che può perforare una retroguardia di granito come quella di Allegri, è proprio l'islandese atipico, come lo ha definito il suo ds Ottolini: infatti proprio Ekuban, carta pescata ottimamente da Gilardino che l'ha preferito al più strutturato Puscas, ha liberato il fantasista del Genoa davanti a Szczesny, e il pareggio è stato naturale conseguenza. 

    Ottima la tenuta dei liguri dopo la rete dell'1-1: a parte il contestato episodio del mani di Bani in area poco prima dell'ora di gioco, solo Bremer è andato abbastanza vicino a bucare di nuovo Martinez, superlativo nella risposta al brasiliano da distanza ravvicinata. Ancora balbettante, invece, la recita del reparto offensivo di Allegri, che si sostanzia in un Vlahovic altruista (il passaggio e il pallone lasciato a Chiesa sul rigore) ma poco lucido (l'occasione mandata alle stelle da pochi passi al 23' sulla pressione di Dragusin). Bene Cambiaso, ormai una certezza con entrambi i piedi e sia all'esterno che più dentro al campo, male Miretti, in campo al posto dell'indisponibile Rabiot che ha fatto vedere per quale motivo non rientrava da tempo nelle rotazioni del suo allenatore. Weah potrà dare una mano in fascia ora che è rientrato, ma i rinforzi a gennaio servono assolutamente in mezzo. Nulla che già non si sapesse. 

    Ora, però, la Juve deve chiedere un favorone al suo vecchio e mai troppo amato tecnico, Maurizio Sarri: se la sua Lazio, francamente la peggiore dall'arrivo del tecnico di Figline a questa parte, non riuscirà a fermare l'Inter nel big match di domenica sera all'Olimpico, il divario aumenterà a 4 punti e Inzaghi non sarà più a tiro di Allegri dopo quattro sorpassi e altrettanti controsorpassi nelle ultime settimane. Il quinto tentativo è fallito, e forse, viste le statistiche e la rosa della capolista, da lunedì in poi non ci sarà neanche più il modo di ordirne un sesto. Certo, c'è la Champions League, ma ci sarà a febbraio: mancano ancora due mesi...

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