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    La Juve ha perso ferocia: vince di rigore e perché De Zerbi non ha un Ronaldo

    La Juve ha perso ferocia: vince di rigore e perché De Zerbi non ha un Ronaldo

    • Giancarlo Padovan
    Per vincere la Juve ha vinto. Ma aver avuto bisogno di due rigori nei momenti cruciali della partita è una condizione che appaga solo il risultato. E, naturalmente, la classifica

    La prestazione, invece, è stata insufficiente sia per la difesa intesa come reparto, sia per la fase difensiva (il non possesso palla): a Benevento, come in casa con il Real Madrid, la Juve ha subìto  troppe fiammate e troppi tiri dell’avversario.

    De Zerbi non ha Cristiano Ronaldo, ma Diabatè. Che ai bianconeri ha segnato una doppietta come è accaduto martedì sera al portoghese. E, pur non essendoci nemmeno una remota vicinanza tra l’ultima della serie A e i campioni d’Europa in carica, la Juve ha patito nella parte centrale del primo tempo e in quella iniziale della ripresa, come se non avesse superato del tutto la disfatta di Champions.

    Cosa significa soffrire?

    Significa che, sull’1-1, Brignola ha avuto un’occasione per portare avanti i sanniti (una delle poche volte in cui è stato bravo Benatia ad opporsi) e che sul 2-2, Guilherme, da dentro l’area piccola, ha mancato la deviazione per un clamoroso 3-2.

    Certo, non eravamo nemmeno a metà della ripresa, ma la Juve stentava sia per il caldo, sia per la chiusura ordinata degli spazi del Benevento. Un gol che l’avrebbe costretta a rimontare in apnea poteva esserle letale. Invece, forse nel momento di massima difficoltà, è venuto il secondo rigore (l’intervento di Viola su Higuain meritava di essere rivisto dall’arbitro al video) e otto minuti dopo Douglas Costa è andato a chiudere con un tiro formidabile un contropiede avviato ancora da Higauin.

    Siccome i due non erano in campo dall’inizio, bisogna dire che anche questa volta Massimiliano Allegri ha azzeccato le sostituzioni (Douglas Costa per Cuadrado al 6’ e Higuain per Marchisio al 18’ del secondo tempo).

    In altre circostanze ho eccepito, asserendo che i cambi altro non sono che correzioni agli errori iniziali (era accaduto con il Milan). Questa volta, però, sarei disonesto intellettualmente a sostenere una tesi del genere.

    La Juve del primo tempo, sottoposta a ampio e opportuno turnover, era quella che avrei schierato anch’io per la semplice ragione che c’era bisogno di una nuova energia per ripartire dopo la batosta con il Real. Farlo con gli stessi uomini sarebbe stato sbagliato sia perché svuotati dalla frustrazione, sia perché poco stimolati dall’avversario campano. 

    Giusto, quindi, dare spazio a Szczesny (nonostante i due gol ha fatto una partita più che buona), a Lichtsteiner, Benatia, Rugani, Marchisio, Pjanic, Matuidi e Cuadrado. Quanto a Dybala, è vero che era stato ipercriticato in Champions, ma essendo squalificato per Madrid, escluderlo sarebbe stato controproducente. Meglio sperare - come è avvenuto - in una sua consistente reazione. Che ci sia stata lo dicono i tre gol (due su rigore), con i quali raggiunge quota 21 nella classifica cannonieri e lo ricaricano per il finale di stagione. 

    Il problema della Juve è stata la gestione della gara dopo ogni vantaggio.

    Al 15’ ha segnato Dybala (cambio di campo di Alex Sandro per Cuadrado, palla all’argentino che l’ha messa sul secondo palo) e nove minuti dopo ha pareggiato Diabatè (grande respinta di Szczesny al tiro di Djuricic, Lichtsteiner dorme e si lascia anticipare da Guilherme che mette al centro dove Diabatè si allunga e segna).

    Poi al rigore trasformato da Dybala al 48’ (il fallo su Pjanic era avvenuto al 44’) ha risposto ancora Diabaté all’inizio della ripresa (6’).

    I gol dell’1-2 e del 2-2 richiedono alcune osservazioni.

    La prima: l’arbitro Pasqua avrebbe dovuto assegnare il rigore alla Juve senza l’ausilio del Var Nasca. Il fallo di Tosca, secondo uomo saltato dal bosniaco dentro l’area con una giocata formidabile, era nettissimo. Inconcepibili le proteste del pubblico.

    La seconda: il colpo di testa di Diabate è monumentale, ma Benatia si fa superare senza nemmeno tentare un contrasto. 

    La terza: sui calci d’angolo da sinistra la Juve ha corso troppi pericoli come dimostrato dall’occasione di Guilherme (Pjanic non si accorge che gli passa da dietro) di cui ho riferito prima.  
    Per me il Benevento ha smesso di essere pericoloso quando è uscito Diabatè (25’, sostituito da Iemmello). Ma di sicuro non è un  caso che il secondo rigore se lo sia procurato Higuain (splendido lancio di Pjanic) venuto a contatto con Viola. I due si toccano e Higuain è furbo a gettarsi sull’opposizione avversaria. Pasqua, probabilmente condizionato dall’errore nel primo tempo, fischia subito ed evita il Var (che, però, conferma).

    Dybala fa tre, ma al 31’, Viola trova Iemmello in area, Szczesny esce puntuale e salva con l’aiuto di Rugani (meglio di Benatia in generale). Solo il quarto gol allenta la tensione. La Juve vince e sente per lo meno lo scudetto vicino. L’Europa è andata, ma la stagione prevede ancora due traguardi da raggiungere. E questa non è più la Juve ferocissima che dall’inizio del 2018 ha preso a volare.

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