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La Juve è rinata a Salerno: Vlahovic è la ciliegina sulla torta, ma il pensiero ora sia solo alle coppe
Ormai, però, non è più tempo di coltivare rimpianti, anche se è facile pensare che i 26 punti attuali della Juventus, come il Monza e l’Empoli, senza i 15 di penalizzazione sarebbero 41 con un piazzamento da terzo posto a meno 2 dall’Inter seconda. Allegri, abituato a preferire la concretezza alla teoria, mai come stavolta fa bene a fermarsi al presente, perché Vlahovic è soltanto la ciliegina sulla torta di una bella Juventus, compatta e concentrata in tutti i reparti che non a caso segna per la prima volta tre gol in trasferta, stravincendo senza soffrire. E la dimostrazione è il fatto che Szczesny non deve fare gli straordinari per mantenere inviolata la sua porta, come non succedeva dall’ultimo successo per 1-0 contro l’Udinese, cui sono seguiti l’1-5 di Napoli, il 3-3 contro l’Atalanta e lo 0-2 contro il Monza.
La serie più nera che bianconera sembra finita e il merito non è del modulo perché il 3-5-1-1 altre volte era stato discusso. Stavolta, invece, Bremer non concede spazi a Piatek tra De Sciglio e Alex Sandro e così l’ex Candreva scatta invano sulla destra. E soprattutto, al di là del rendimento dei singoli, piace la mentalità della squadra che non si ferma nemmeno sul 3-0, limitando al minimo le velleità di rimonta della Salernitana. Merito di un centrocampo elastico in cui Miretti e Fagioli, dopo il suo infortunio, regalano freschezza e qualità tra Rabiot e Locatelli, mentre De Sciglio e soprattutto Kostic sono bravi a coprire e a spingere sulle fasce.
I tocchi di classe, però, sono sempre offerti da Di Maria, che accende la sfida con il lancio per Miretti, atterrato in area da Nicolussi Caviglia, juventino in prestito. Bravo a smarcare i compagni e anche a calciare, il campione del mondo colpisce la traversa che poteva valere il 4-0 e poi anche Kean che rileva Vlahovic nel secondo tempo colpisce un palo. Cinque gol, però, sarebbero stati troppi perché bastano e avanzano i tre a zero di questa rinata Juventus. Anche se come sempre il problema adesso è continuare su questa strada, in attesa di rivedere a tempo pieno anche Chiesa e Vlahovic, che cala comprensibilmente alla distanza. Per non parlare di Pogba, che in fondo è l’involontario simbolo della stagione della Juventus, la grande assente nella corsa allo scudetto.