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    La Juve è muta: ecco come non tener fede ad un dovere verso la propria gente

    La Juve è muta: ecco come non tener fede ad un dovere verso la propria gente

    Chiamatelo malcostume o solo scelta societaria. Sta di fatto che ormai il non rilasciare dichiarazioni alla stampa nei giorni prima delle gare è diventata una prassi, per molti incomprensibile, in casa Juventus. La prima volta fu il giorno prima della sfida contro il Bologna: si arrivava dal caos della gara di Catania, con rete regolare annullata a Bergessio e tutte le critiche che ne seguirono. Comprensibile, anche se non condivisibile per etica professionale. Si voleva ridare serenità alla squadra. Ci saranno riusciti?

    A questo si aggiunga l'"assedio anormale e atipico" denunciato dal presidente della Juventus, Andrea Agnelli. Come rifondere a questo assedio? Stando zitti, non rilasciando dichiarazioni di nessuna sorta in nessun contesto. Ora, però, c'è da domandarsi se proseguire su questa strada sia la scelta giusta: errare è umano, ma il perseverare diventa diabolico. 
     
    E lo diciamo anche rivolgendoci ai tifosi, i primi ad essere scontenti del non vedere il proprio allenatore o giocatore simbolo spronare la propria squadra prima di una gara. Non stiamo dicendo che la Juventus violi diritti, ma sicuramente non sta tenendo fede ad un dovere verso la propria gente, non tanto la classe giornalistica (il discorso sarebbe molto ampio…).
     
    E pensare che la vigilia di Milan-Juventus, non una partita qualsiasi, in casa rossonera ha visto la presenza di Berlusconi, un Allegri sempre più alla berlina e l'idea Guardiola. Tante, troppe cose forse tutte assieme. Ma hanno comunicato il loro pensiero. Per la gioia dei giornalisti, certo, ma soprattutto dei milioni di tifosi rossoneri. Nella speranza che il silenzio della Juventus possa terminare e far tornare la voce alla Vecchia Signora, campione d'Italia in carica e prima in classifica.

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