Germania: Low allenatore top, 11 anni dopo i gol di Grosso e Del Piero VIDEO
LA CARRIERA - Prima di arrivare alla guida della Germania, Löw, nato a Scönau in Schwarzland nel febbraio del 1960, non aveva lasciato un solco indelebile nella storia del calcio: da giocatore una onesta carriera, da attaccante senza picchi, divisa tra la prima e la seconda divisione tedesca con le maglie di Friburgo e Karlsruhe. Attaccate le scarpe al chiodo, Löw decide che da grande vuole provare ad essere un allenatore. Dopo qualche stagione con le giovanili, diventa il vice di Fringer allo Stoccarda, per poi prenderne il posto nel 1996: in due anni da capo allenatore ottiene il primo titolo, vincendo la Coppa di Germania e arrivando secondo nella Coppa delle Coppe, perdendo la finale contro il Chelsea. Dopo anni passati a girovagare tra Germania, Turchia e Austria (dove vince il campionato nel 2004 con l'Austria Wien), nel 2004 Jurgen Klinsmann lo chiama per fargli da vice alla guida della Germania. E' il turning point della sua carriera. Sotto la guida di Klinsmann ottiene il terzo posto in Confederations 2005 e ai Mondiali in casa del 2006. Oggi ricorre l'undicesimo anniversario dalla sconfitta in semifinale a Dortmund con l'Italia grazie ai gol di Grosso e Del Piero ai tempi supplementari. Proprio a causa del risultato scadente ai Mondiali, Klinsmann si dimette e Löw ne prende il posto. Con lui in panchina la Germania torna in vetta al mondo: secondo agli Europei del 2008, terzo posto al Mondiale 2010 e agli Europei del 2012 e del 2016. In mezzo la vittoria del titolo mondiale in Brasile, che alla Germania mancava da 24 anni.
I MERITI - Sotto la sua guida, la Germania ha vissuto la svolta decisiva che le ha permesso di dominare in questi anni. La capacità di amalgamare e fondere in un'unica anima i "nuovi" tedeschi, i vari Ozil, Khedira, Boateng con i più classici teutonici Muller, Neuer e Kross. La capacità di unire la storica fisicità tedesca con il nuovo modo di giocare ideato da Guardiola, basato sul possesso palla. Artefice primo del Tiki Taken, la Germania di questi anni ha unito il bel gioco alla fisicità, senza renderlo mai fine a se stesso. Alla Confederations ha vinto lasciando a casa i titolarissimi ma dando fiducia a molti giovani che, a discapito delle critiche, hanno potuto fare così esperienza ed essere pronti per il prossimo Mondiale. Chiunque giochi nella Germania sa sempre cosa deve fare, l'identità tedesca è nota a tutti e non è più la classica grinta ma anche qualità e tecnica. Passato sulla bocca di tutti più per i suoi poco gradevoli tic in panchina, Löw adesso va ritenuto tra i più grandi allenatori contemporanei: anche se privo del grande successo con un club, la sua capacità di gestire, sempre con ottimi risultati, una nazionale importante come quella tedesca gli deve dare molto credito agli occhi del football mondiale. Un CT ha per pochi giorni a disposizione la sua squadra, non ha tempo di lavorare sui dettagli e in poche sessioni di allenamento deve riuscire a far apprendere movimenti e schemi ai giocatori. La Germania, che sia quella del Mondiale o quella della Confederations, si muove come un club, sa cosa deve fare con una armonia incredibile. In questo è innegabile il merito di Löw, capace di agire con un manager in una Nazionale. Il suo contratto con la Germania scade nel 2020, i prossimi anni ci potranno dare una ulteriore conferma: Löw è tra i più grandi allenatori moderni.
@MattSerra5