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  • Gravina e la Figc possono non piacere, ma chiedere il commissariamento è l'ultima prova di ignoranza della politica

    Gravina e la Figc possono non piacere, ma chiedere il commissariamento è l'ultima prova di ignoranza della politica

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    La richiesta di dimissioni del presidente Gabriele Gravina, da una parte, e di commissariamento della Federcalcio, dall’altra, segnano il punto di non ritorno nell’ignoranza della politica italiana in materia di sport. Premesso che qualsiasi ingerenza politica nel calcio viene punita dalla Fifa con l’esclusione del Paese che ne è responsabile, sia il vice premier della Lega, Matteo Salvini, sia il responsabile dello Sport di Fratelli d’Italia, Paolo Marcheschi, hanno dovuto incassare risposte definitive dal Coni (Giovanni Malagò) e da tutte le componenti della Federcalcio (Dilettanti, Aic, Aiac, Lega Pro). Silente solo la strumentalizzatissima Lega di serie A (essa sì bisognosa di commissariamento per manifesta inanità), perennemente alle prese con la vendita di diritti televisivi che nessuno vuole. Per ultimo - e assai sobriamente - ha parlato Gravina. “Da parte di tutto il movimento - ha detto - c’è stata una risposta decisa. Abbiamo rivendicato il principio dell’autonomia che implica, al suo interno, un altro principio, quello della democrazia”.

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    Gravina può non piacere, ma è un navigato dirigente del calcio. Non ha mantenuto tutte le promesse che aveva fatto, soprattutto quelle relative alle riforme, ma, durante la sua gestione, se c’è da registrare una mancata qualificazione al Mondiale, bisogna pure annoverare il titolo di Campioni di Europa che mancava dal 1968. E se, come tutti hanno sottolineano, il nostro calcio è più indietro rispetto a Francia, Inghilterra, Spagna, quell’impresa fa capire quanto le istituzioni siano state all’altezza della squadra nazionale. Sarà sempre un caso, ma con Gravina presidente - e vice presidente dell’Uefa - è arrivata anche l’organizzazione dell’Europeo 2032, insieme alla Federazione turca. Non esattamente un atto politico, ma certo un’opera di abilità diplomatica seconda a nessuno.

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