La dinastia del Triplete: |Ne resterà uno solo
Sembra di vedere "Highlander" (solo il primo, tutti gli spin-off successivi sono inguardabili): "Ne resterà uno solo".
Anzi… forse nemmeno quello se non giusto Zanetti che Highlander lo era di suo anche senza Triplete. Tuttavia resto a guardare con un certo tono di rimpianto la partenza di Wesley Sneijder: un po' perché adoro questo giocatore da sempre, ben da prima che arrivasse all'Inter e un po' perché è curioso che un campionato in crisi di valori e di identità rinunci anche alle poche personalità che possono rilanciarlo o definirlo.
Ma questo sta accadendo in modo progressivo e purtroppo tendenziale non solo in un club ma un po' in tutti: vedere partire in rapida successione giocatori come Ibra, Thiago Silva, Lavezzi e ora Sneijder è un segnale da interpretare con preoccupazione. I club che fino a qualche anno fa avevano alzato al massimo la voce stipendio per essere competitivi a livello internazionale ora, di fronte a conti e recessione, cedono le armi e diventano sempre meno concorrenziali anche a livello nazionale.
Capisco che il salario di Sneijder fosse un bel mutuo da pagare e giustamente ognuno fa i conti con i soldi che ha e con quelli che vuole e può spendere. Ma averlo pagato così tanto anni fa (15 milioni di cartellino e contratto rinnovato nel 2010 a mezzo milione di euro netto al mese) per vederlo andare via adesso, magari con una buonuscita per mettere a bilancio appena 7.5 milioni di euro, mi sembra una svalutazione davvero sciagurata.
Sneijder non è un uomo facile con il quale lavorare: a dispetto della sua grande cultura e intelligenza è un uomo ruvido, che sa farsi rispettare, che ha grande peso nello spogliatoio e che soprattutto sa fare i suoi interessi. Nell'era dei social network lui sa come scavalcare il minculpop della stampa di regime e di club. E diventare una spina nel fianco: senza mai per altro buttarla in gazzarra mediatica.
Lui nell'Inter sarebbe anche rimasto: e non credo che il problema fosse solo l'ingaggio. Ma nel momento in cui i rapporti si sono incancreniti ha fatto quello che ha fatto chiunque altro in nerazzurro negli ultimi anni. Ha monetizzato. D'altronde Lo hanno fatto Benitez, Gasperini e diversi altri giocatori che hanno guadagnato più dagli errori della società che perso dai propri. Perché lui no?
Ha fatto quello che chiunque altro in una posizione di privilegio contrattuale farebbe con un datore di lavoro che non lo vuole più pagare: ci ha guadagnato quanto più possibile e ora ha un contratto di tre anni che gli consentirà di portare a casa quasi quanto quello che guadagnava nell'Inter che, nel frattempo, gli ha anticipato la differenza.
Per chi questa transazione è stata un affare lo si capisce anche senza fare troppi conti: l'Italia per contro perde un giocatore moderno, di qualità tecnica rara, di intelligenza tattica rarissima e di forte personalità. E chissà… forse la cosa si sarebbe potuta anche gestire un po' meglio.