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    La costante Giroud, i 20' di Ibra, la scossa Florenzi: Milan, il peso dei campioni nell'ultimo sprint per lo scudetto

    La costante Giroud, i 20' di Ibra, la scossa Florenzi: Milan, il peso dei campioni nell'ultimo sprint per lo scudetto

    • Federico Albrizio
    Rafael Leao e Sandro Tonali sono il volto fresco e sorridente di un Milan che crede sempre più all'impresa scudetto, distante ormai 4 punti da ottenere nelle ultime due giornate con Atalanta e Sassuolo per tenere a distanza l'Inter. "Giovani e forti" li ha definiti Stefano Pioli dopo la vittoria di Verona, "decisivi" si può aggiungere guardando il rendimento dei due nei momenti chiave del girone di ritorno. Dopo il successo del Bentegodi, però, Paolo Maldini ha voluto battere su un altro aspetto fondamentale: la maturità, saper gestire le inevitabili pressioni che arrivano all'ultimo metro di una corsa. "Quando mancano così poche partite e vedi il traguardo, se la squadra non è abbastanza matura per reagire in maniera giusta puoi anche perdere le distanze, le misure e la testa", aveva detto il direttore dell'area tecnica rossonera. Il Milan in effetti ha reagito in maniera giusta allo svantaggio firmato da Faraoni, rabbia agonistica mixata a ordine tattico e calma. Un cambio di passo fondamentale a livello di mentalità non scontato per un gruppo giovane, dato certamente dal lavoro settimanale di Pioli che può contare su un appoggio importante: perché se vincere aiuta a vincere, l'esperienza di chi ha già provato la pressione dell'ultimo step è più preziosa dell'oro.

    LA NUOVA VESTE DI IBRA - E chi meglio di Zlatan Ibrahimovic può rappresentare il concetto di totem per i meno esperti. Lo stesso svedese, in una recente intervista a ESPN, ha ammesso come il suo ruolo all'interno della squadra sia cambiato con l'avanzamento dell'età, non più bomber protagonista ma figura di riferimento: "Nel nostro spogliatoio ci sono tanti giovani, io cerco di aiutare tutti e di essere il leader a mio modo sia dentro che fuori dal campo. Quando sono in campo cerco di aiutarli, quando sono fuori cerco di dare tutto il mio supporto". Il nuovo Ibra ha accettato la sua nuova posizione, complici anche gli infortuni che hanno condizionato la sua stagione e hanno reso meno improbabile il ritiro nel breve periodo. Olivier Giroud, un altro che tra Montpellier, Chelsea e Francia ha vinto e ha accumulato esperienza da vendere, è diventato la costante del Milan, Ibra è diventato la carta degli ultimi 20': polivalente, perché può spaccare la partita e incidere direttamente come avvenuto contro Lazio (sponda per Tonali) e Fiorentina (partecipa al pressing che porta all'errore di Terracciano) o aiutare a mettere in ghiaccio il risultato come a Verona. Piedi e testa, perché dove non ci mette le sue giocate lo svedese mette la voce, per richiamare i compagni e dare indicazioni da allenatore aggiunto: e da queste indicazioni è passata anche la svolta in stagione di Leao, primo destinatario dei consigli di Ibra.

    NO AL BRACCINO - Giroud e Ibra non sono gli unici leader, perché se Simon Kjaer quest'anno ha potuto dare il proprio apporto solo lontano dai campi di gioco si è fatto sentire eccome Mike Maignan dalla porta, nonostante sia decisamente più giovane rispetto ai tre compagni sopracitati. C'è poi un esempio diverso, quello di Alessandro Florenzi. Non ha vinto i titoli di Ibrahimovic e Giroud, pur potendo vantare l'Europeo con l'Italia, ma a Roma si era conquistato i gradi di capitano e questo la dice lunga sul peso che sa avere in spogliatoio. Quello che la fascia non dice è l'esperienza accumulata nella lettura delle situazioni, che gli permette di pensare in modo diverso e cambiare l'inerzia del momento. Prendiamo ad esempio il suo ingresso a Verona, al di là del gol che chiude i conti con l'Hellas, quel che è da valutare è la giocata che precede la conclusione stessa e l'idea che c'è alle spalle. Il Milan era in un momento di affanno, con la squadra di Tudor che aveva alzato la pressione in cerca del pareggio dopo la doppietta di Tonali e 75-80 minuti di relativo controllo del gioco. La differenza tra uscire dal Bentegodi con uno o tre punti era abissale e in un contesto del genere era preventivabile che potesse esserci il cosiddetto 'braccino', contenere piuttosto che rischiare, specie per chi dovrebbe avere compiti più difensivi come un terzino. Ed è lì che la scossa di Florenzi fa la differenza: accelerazione, uno-due con Messias, ingresso in area e conclusione. Capire il momento e gestirlo nel modo migliore, sembra un concetto semplice e banale ma è quello che fa la differenza nei momenti caldi, dove l'esperienza diventa il fattore in grado di spostare da solo tutti gli equilibri. Sulla bilancia va il peso dei campioni e proprio a questo peso si affida il Milan nei 180' che lo separano da un'impresa, la mentalità che solo l'esperienza può dare: Giroud e Ibra, Maignan e Florenzi, Pioli si affida ai suoi veterani per gestire la pressione del rush finale.

    @Albri_Fede90

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