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    La Cina non spende più, il Covid ha bloccato anche Suning. L'Inter procede a 'costo zero': serve vendere

    La Cina non spende più, il Covid ha bloccato anche Suning. L'Inter procede a 'costo zero': serve vendere

    "Più che acquistare abbiamo sostituito". Così Antonio Conte già nel corso della passata stagione aveva palesato a mezzo stampa una strategia che dalla Cina era diventata un diktat. I flussi di cassa provenienti dall'oriente per l'Inter erano diminuiti drasticamente già nel corso dell'ultima annata, ma ora, con gli effetti della pandemia coronavirus dal governo cinese è arrivata ancora una volta una stangata che per il club nerazzurro può voler dire soltanto una cosa: autosostentamento.

    LA CINA NON SPENDE - La direttiva del governo cinese, secondo il Corriere della Sera, è chiara da tempo: stop a investimenti eccessivi in aree non strategiche per l’economia nazionale. Con il Covid-19 le difficoltà si sono ampliate e così le spese pazze del calcio cinese si sono azzerate e anche Suning, proprietaria dell'Inter, è finita al centro di queste restrizioni. La linea dettata dal partito e da Pechino è legge. Il contratto rescisso con la Premier League e il problema nel pagamento degli stipendi del Jiangsu Suning ne sono una testimonianza diretta che non fa sorridere neanche l'Inter.

    MERCATO A COSTO ZERO -  Il quadro raffigurato a Conte nel celebre incontro di Villa Bellini non può che essere rappresentato così: l'Inter deve procedere a costo zero. Se non si vende non si può spendere e se a questo si aggiunge che gli incassi da botteghino e merchandising si sono praticamente azzerati da marzo in poi, la situazione non può che essere allarmante. L'Inter è impossibilitata ad investire e tutti i giocatori sfumati fino ad ora sono dovuti sostanzialmente ai blocchi imposti in Cina. È questa la sfida più grande che dovranno superare Conte, Marotta e Ausilio. Non le trattative di mercato in Europa, ma quelle per i fondi in Cina.

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