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  • La caduta di Maradona: ecco il docu-film

    La caduta di Maradona: ecco il docu-film

    • Giacomo Lippi
    Conosciamo ormai tutti la vita di Diego Armando Maradona, temporalmente coincisa con quella delle precedenti generazioni e che, per mezzo di testimonianze, racconti e produzioni televisive è giunta agevolmente pure a quelle successive. L’ultima produzione televisiva in ordine di tempo riguardante Maradona si sofferma, però, su una fase particolarmente inquieta della vita e della carriera del campione. “Maradona The Fall” è un documentario in uscita esclusiva su DAZN nei prossimi giorni, che tratta del periodo precedente la Coppa del Mondo di USA 1994, canto del cigno della carriera macchiato dalla squalifica per la presunta assunzione di efedrina. 
    Andando con ordine, il regista del docufilm Angus McQueen racconta gli anni ’90 di Maradona, il periodo in cui il fenomeno in questione ha tradito definitivamente sé stesso, quasi soccombendo a quello che probabilmente può essere considerato l’unico nemico che potesse avere la meglio su una personalità così tremendamente forte e carismatica, ma che nascondeva, come ognuno dentro di sé, enormi debolezze. La storia targata DAZN parte dalla prima delle due significative squalifiche ottenute in carriera da Diego, ovvero quella risalente al maledetto 26 aprile 1991, data dell’arresto a Buenos Aires per possesso di stupefacenti. Rilasciato dal carcere della capitale argentina 48 ore dopo, si susseguono poi nella storia i vari eventi accaduti negli anni subito successivi, come l’avventura a Siviglia al rientro dalla squalifica che terminò in modo burrascoso e la fase di preparazione ai mondiali statunitensi. 

    Maradona trascinò, nonostante tutto, un’Argentina costretta a giocarsi i playoff dopo cinque gol subiti a domicilio dalla Colombia, con un assist e un gol tra andata e ritorno contro l’Australia. Diego inizia bene il suo mondiale, sfornando grandi prestazioni contro Grecia, partita della sua iconica esultanza con occhi sgranati e bocca spalancata di fronte alla telecamera, e Nigeria. Il colpo di scena però non mancherà, di nuovo, come racconta Joseph Blatter, un altro dei narratori all’interno del docufilm; infatti, dopo la partita con la Nigeria, Diego riceve una visita dell’antidoping. I controlli riscontrano una positività all’efedrina, contenuta per il 6% in una sostanza diffusa in Argentina ai tempi nominata “Ripped Fuel”.

    A questo punto il declino di Maradona, calciatore e uomo, sembra inevitabile. Il capo del calcio argentino Grondona riuscì a trovare un accordo con un infuriato Havelange, presidente ai tempi della FIFA, per tenere fuori non l’intera squadra ma soltanto il proprio fuoriclasse, rassegnandosi perciò ad un mondiale senza la sua stella più grande. Uscirono però contorni sempre più misteriosi sulla vicenda, poiché secondo il medico della nazionale Peidro nella custodia del test ci sarebbe già stato scritto “efedrina”, portando quindi alla non validità del test visto che “nessuno dovrebbe saperlo prima, il campione non è valido”, affermò. Maradona venne di fatto abbandonato dallo sport a cui ha dato tutto, lo dimostrano le accuse del medico dichiarate infondate e il fatto che nessun avvocato aveva voluto difenderlo in tribunale. Un campione “ucciso” dai suoi eccessi, ma utilizzato come vittima sacrificale tra federazioni calcistiche in quella che avrebbe dovuto semplicemente essere la cornice di una carriera meravigliosa. 
     

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