La caduta di Maradona: ecco il docu-film
Maradona trascinò, nonostante tutto, un’Argentina costretta a giocarsi i playoff dopo cinque gol subiti a domicilio dalla Colombia, con un assist e un gol tra andata e ritorno contro l’Australia. Diego inizia bene il suo mondiale, sfornando grandi prestazioni contro Grecia, partita della sua iconica esultanza con occhi sgranati e bocca spalancata di fronte alla telecamera, e Nigeria. Il colpo di scena però non mancherà, di nuovo, come racconta Joseph Blatter, un altro dei narratori all’interno del docufilm; infatti, dopo la partita con la Nigeria, Diego riceve una visita dell’antidoping. I controlli riscontrano una positività all’efedrina, contenuta per il 6% in una sostanza diffusa in Argentina ai tempi nominata “Ripped Fuel”.
A questo punto il declino di Maradona, calciatore e uomo, sembra inevitabile. Il capo del calcio argentino Grondona riuscì a trovare un accordo con un infuriato Havelange, presidente ai tempi della FIFA, per tenere fuori non l’intera squadra ma soltanto il proprio fuoriclasse, rassegnandosi perciò ad un mondiale senza la sua stella più grande. Uscirono però contorni sempre più misteriosi sulla vicenda, poiché secondo il medico della nazionale Peidro nella custodia del test ci sarebbe già stato scritto “efedrina”, portando quindi alla non validità del test visto che “nessuno dovrebbe saperlo prima, il campione non è valido”, affermò. Maradona venne di fatto abbandonato dallo sport a cui ha dato tutto, lo dimostrano le accuse del medico dichiarate infondate e il fatto che nessun avvocato aveva voluto difenderlo in tribunale. Un campione “ucciso” dai suoi eccessi, ma utilizzato come vittima sacrificale tra federazioni calcistiche in quella che avrebbe dovuto semplicemente essere la cornice di una carriera meravigliosa.